«Io non me sono andato via a prescindere: c’è stato un concorso di ragioni che non sempre sono state sottolineate a dovere. Se ripenso a quei momenti, ho ancora un po’ di amaro in bocca, soprattutto per non essere riuscito a vincere».Si torna sempre lì con Frank Vitucci e non certo perché sia lui a volerlo fare. Anzi. Per tanto
tempo il coach degli Indimenticabili, l’ultima luce prima di un buio che sembra eterno a questi lidi, non ha voluto parlare dell’addio alla creatura che nel 2013 portò a un passo da i vertici. E anche oggi stimolarlo sull’argomento ti dà la sensazione di andare a rimestare in qualcosa di sgradevole, di dimenticabile. Di triste, per lui e per Varese.
L’allenatore veneziano, però, domani tornerà sulla strada della sua ex società, contendendole due punti fondamentali per la salvezza della squadra che ha iniziato a guidare a metà dicembre, la Manital Torino.
Sarà uno spareggio, anche se nessuno – né in Piemonte, né in Lombardia – vuol sentire parlare di ultima spiaggia: «Ormai tutte le partite da qui alla fine saranno importanti a livello mentale – spiega Vitucci – Soprattutto per noi che siamo ultimi e dobbiamo recuperare. L’importanza della testa giusta sul match, però, varrà per entrambe le squadre. Noi avremo un problema in più dal punto di vista tecnico: dobbiamo inserire un giocatore (Chris Goulding). Rimane comunque una partita difficile da delineare a priori».
Come difficile era prevedere Torino e Varese così in fondo, almeno all’inizio del campionato. Tempo in cui l’ex coach di Avellino era ancora senza impiego: «No, non me lo aspettavo nemmeno io. Su Varese non voglio entrare nel merito perché penso che non sia giusto, ma ritengo che le aspettative fossero altre. Torino ha in primis dovuto scontare l’impatto con la serie A, cosa difficile da digerire. E poi ha avuto tanti problemi in corso d’opera».
Domani si giocherà al Pala Ruffini, un bel vantaggio per la Manital. Lorenzo Gergati, ex di entrambe le società, qualche giorno fa ci ha detto: «Torino ha un pubblico fantastico, cresciuto negli ultimi anni insieme alla società». È vero coach? «Io credo che il nostro pubblico, ora come ora, meriterebbe ben altro, così come quello di Varese che conosco bene. Di sicuro qui c’è la consapevolezza di quanto si debba faticare per uscire dall’attuale situazione di classifica e quando riusciamo a dare un input positivo, la gente ci sostiene con molto calore e questo è importante. Ma penso che le aspettative fossero altre».
La domanda esce spontanea e serve a introdurre il breve capitolo sugli Indimenticabili: c’è un giocatore che Vitucci prenderebbe dalla Cimberio versione 2012/2013 e metterebbe nella sua Manital per affrontare il cimento contro l’Openjobmetis? «Non vorrei fare torto a nessuno, perché tutto quel gruppo aveva qualità importantissime, ma alla fine direi Bryant Dunston: non mi è ancora andato giù il fatto di dover fare a meno di lui per l’ultimo assalto alla vetta».
Già, Dunston: «E poi Siena e tutto quello che si è saputo dopo… Non posso non ricordare con rammarico quel finale di stagione, anche se la pallacanestro non ti permette di tornare indietro, in nessun caso. Fu un’annata molto particolare, sia a livello di singoli protagonisti, sia per la squadra in sé, sia per il club. Un finale così brusco, con il mio addio, è stato dovuto a tanti e complessi fattori, e mi dispiace che spesso sia stato parecchio banalizzato».