È passato ormai un anno e mezzo da quel 15 di aprile del 2015 in cui prendeva vita la seconda inaugurazione dei giardinetti di via del Cairo intitolati a Liala, alla presenza delle autorità e di una raggiante Primavera Cambiasi, la figlia maggiore della grande scrittrice varesina dell’amore. Ma a ricordo di tutto ciò, ironia della sorte, resta solo una targa nuova di zecca e tuttavia già piegata, come un sorriso velato di tristezza.
Infatti quel luogo oggi è grigio e spento, e non solo per via delle impalcature e delle gru che sovrastano il palazzo di quattro piani che dall’autunno scorso è in restauro, e che hanno letteralmente inscatolato i giardinetti, di cui non rimane nemmeno un lembo di terra visibile: tale rimarrà la situazione probabilmente sino a dicembre tutto, perché prima di allora i lavori, stando a quanto raccontano gli operai, non verranno ultimati, né il parchetto riaperto al pubblico. A segnalare il degrado dell’area, di fronte all’ufficio postale, il gruppo Facebook “Una rosa per Liala” capitanato da Donatella Rodighiero, che assieme alle altre fan varesine della famosa penna rosa si è giustamente indignata per le condizioni in cui versa l’unico luogo pubblico a lei dedicato, a parte la sala di Villa Mirabello, dove dal giugno 2014 grazie a una donazione delle sorelle Cambiasi è consultabile l’archivio di Liala congiuntamente a quello di Piero Chiara.
Passino i lavori, passi il fatto che la zona – pur guardando la via Robbioni direttamente su Palazzo Estense – è spettrale già di suo per l’incuria a cui sono abbandonati gli edifici storici e la chiusura pressoché totale delle attività, fatta eccezione per le pompe funebri. Ma la spazzatura accatastata a mo’ di spregio accanto alle poste, a ridosso dell’area dei giardinetti, proprio non si può guardare: e il quadro completo non è proprio un bel biglietto da visita per una zona così centrale e dalle velleità graziosamente letterarie.
Anche Bambi Lazzati, che aveva firmato l’adozione del piccolo giardino assieme alla floricoltura Gervasini, non ci sta. «Non accuso nessuno, sia chiaro – mette in chiaro la patronessa del Premio Chiara – però vorrei sottolineare che così non si può andare avanti». Ma la sua proposta va oltre alla richiesta di recuperare in qualche modo la zona che sta capitolando: «Io ho sempre pensato che Liala si meritasse qualcosa di più di quei giardinetti. La mia idea sarebbe di concordare con l’attuale amministrazione un luogo alternativo dove ricordarla, una location più vivibile e serena. Penserei ad esempio a intitolarle il lungolago: si potrebbero disporre una serie di leggii con incise frasi tratte dalle sue opere, come avevo intenzione di fare con il giardino di via del Cairo in sostituzione dei leggii a terra. Una sorta di percorso di vita e letterario sulle orme dell’amore. E poi periodicamente organizzerei letture tratte dai suoi libri».
Il lungolago che Liala amava tanto, e che le ricordava il suo grande amore Vittorio Centurione Scotto inabissatosi novant’anni fa con il suo velivolo durante gli allenamenti per la Coppa Schneider, la gara di velocità più ambiziosa di quei tempi. Lì, fino alla fine dei suoi giorni, volle trascorrere i suoi pomeriggi assieme alla figlia Primavera, che amorevolmente la accompagnava nelle sue passeggiate malinconiche ma anche dense di ispirazione per i suoi romanzi: senza contare che proprio l’anziana signora, che della mamma era il fedele braccio destro, sarebbe davvero entusiasta dell’iniziativa, perché la fulva, bellissima scrittrice amava quel lungolago più di se stessa.