VARESE Lance Armstrong è un re nudo. Da eroe nazionale e paladino simbolo della lotta contro il cancro a mostro da sbattere in prima pagina, tutto nel giro di qualche mese di indagini.
Via tutto, e soprattutto via le sette maglie gialle conquistate dal 1999 al 2005: se verrà accolta la richiesta dell’Usada tutte le vittorie della carriera di Armstrong verranno revocate. In passato, in caso di revoca, la vittoria è spesso andata a tavolino al secondo classificato: quindi la cosa si fa spessa anche per noi, perché nel 2005 Ivan Basso salì sul secondo gradino del podio dei campi Elisi.
Quindi, sì: c’è la concreta possibilità che il cassanese si veda riconoscere, con sette anni di ritardo, quella maglia gialla che sogna da sempre. Festeggiamenti a Cassano Magnago? Al tempo: le valutazioni da fare sono tante e complesse.
Partiamo dalla reazione di Basso, che in questi giorni sta correndo in Colorado e che si è trincerato dietro a un “no comment” che è, comunque, una posizione. Tramite l’addetto stampa della Liquigas, Ivan ha detto che non intende «entrare nel merito della questione o rilasciare dichiarazioni a riguardo» e che «l’unica cosa importante è rimanere concentrati sul presente e sul futuro».
Difficile dire cosa succederà, facile immaginare cosa sta accadendo nella testa di Basso: perché deve ancora nascere un ciclista che festeggerebbe una vittoria in pectore e a scoppio ritardato come se fosse una vittoria normale. Qualunque cosa decideranno gli organi competenti, per Ivan il Tour del 2005 resterà quello del suo secondo posto: e non sarà certo l’eventuale maglia gialla tardiva quella che Basso porterà al cimitero sulla tomba di Aldo Sassi, come il corridore aveva promesso al suo mentore pochi giorni prima che morisse.
L’opinione pubblica è già divisa tra chi dice che Ivan dovrebbe festeggiare e chi pensa che il cassanese farebbe bene a rifiutare l’eventuale maglia gialla. Detto che non spetta a lui decidere, aggiungiamo che se Ivan potesse rifiuterebbe.
Conosciamo bene Basso, e soprattutto conosciamo il rapporto di amicizia e stima reciproca che lo lega ad Armstrong: un rapporto nato proprio negli anni in cui il texano spadroneggiava e Ivan era il suo avversario più accreditato. Un rapporto cementato quando la mamma di Ivan si ammalò di tumore e Armstrong con la sua fondazione mosse le montagne per aiutarla. Potranno anche dargli la maglia gialla a tavolino, ma per Ivan non cambierebbe nulla: continuerà a sognarla, e a provare a vincerla.
Francesco Caielli
s.affolti
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