Landini riabbraccia il suo Varese Con Papini, il Betti e Ambrosetti

Questa mattina, mercoledì 11, il direttore sportivo si è presentato a Luino per far visita alla squadra dopo un’assenza di alcuni mesi per lottare contro una brutta malattia

Oggi non è stato un giorno come un altro. No: oggi, la vera anima del Varese era tutta sull’erba di un campo d’allenamento a Luino – racchiusa nell’abbraccio tra Spartaco Landini (tornato dopo aver lottato contro una brutta malattia che l’ha tenuto lontano dai suoi biancorossi negli ultimi mesi) e Stefano Bettinelli.
Spartaco, Lele Ambrosetti e il Betti, cuori biancorossi ritornati a guidare la squadra per un’impresa – che se riuscisse – sarebbe epocale: la salvezza sul campo e la serie B, ancora una volta, ancora l’anno prossimo.
Per noi c’era Andrea Confalonieri, a vivere un momento unico, commovente, da brividi. Uno di quei momenti da portare con sè per sempre, perché carichi di significato e magia.

Intanto vi proponiamo il fogliettone apparso sul giornale di oggi a firma del nostro Direttore proprio su Spartaco Landini:

Ti aggrappi a una cosa che non hai più e ne fai una ragione di vita fino a riuscire a riavere proprio quella cosa. Il Varese potrà retrocedere o scomparire ma in mezzo alle macerie resterà un fiore. Anzi, un fiore con un nome da guerriero: Spartacus. Il direttore sportivo Spartaco Landini fu strappato ai giocatori e all’allenatore Bettinelli (un fratello per lui) per colpa di un esame del sangue che era una dichiarazione di morte. E che gli sparò al petto questa sentenza: «Tu domani invece che partire con i tuoi ragazzi per la trasferta di Avellino, compi un viaggio molto più lungo, forse senza ritorno, che ti condurrà al Niguarda per sfidare la belva che ti divora». Sono passati tre mesi e mezzo, vari cicli di chemio, ma oggi alle 11 al campo di Luino dove si allena il Varese spunterà di nuovo quel fiore. Spunterà perché dopo 120 giorni di una partita giocata in una stanza dalle pareti bianche, con la moglie Giovanna e le figlie Ilaria e Giuditta c’era una piccola tv sempre accesa sulle partite del Varese. Una tv come un filo tra due mondi, che lui ha impugnato per restare aggrappato a quel campo dove è imbattibile: l’umanità, la speranza, la vita. Avessimo tutti la sua forza. Ma invece, giustamente, ce l’ha solo lui: è per questo che si chiama così. E che in un solo giorno sposterà, pur essendo solo un fiore, tutte le macerie.