L’anziana mutilata a Cocquio Rapina o vendetta oscura?

COCQUIO TREVISAGO Uccisa. E straziata: con le mani mozzate di netto. Forse per sfida, forse per portarsi via i vistosi anelli che Carla Molinari, la donna di 82 anni massacrata giovedì sera a Cocquio Trevisago, era solita sfoggiare. Oppure per un agghiacciante rituale. E’ proprio il movente la chiave di volta di questo inquietante delitto. Con due misteri da risolvere. Il primo: chi ha ucciso Carla Molinari? L’altro enigma, duplice: dove sono le mani che le sono state mozzate,

e perché le sono state amputate?
Luca Petrucci, il sostituto procuratore chiamato a sbrogliare la matassa, è un uomo di poche parole. «Ho la massima fiducia nell’operato della squadra mobile – si limita a dire – confido che i rilievi scientifici ci possano dare indicazioni utili all’individuazione del colpevole». Aggiunge il procuratore capo Maurizio Grigo: «Indaghiamo a 360 gradi, ma circostanze specifiche ci potrebbero indirizzare verso settori particolari. Attendiamo l’esito dell’autopsia».

La donna era stata trovata morta poco prima delle 22 nella sua villetta di via Dante Alighieri 23. Secondo gli investigatori, potrebbe essere stata uccisa fra le 18 e le 20. Era molto puntigliosa e abitudinaria. I vicini raccontano che, ogni giorno, era solita uscire attorno alle 17.30 per portare fuori casa il sacchetto che raccoglie i rifiuti umidi. E proprio un sacchetto è stato trovato appoggiato sui gradini esterni che portano in giardino: come se la Molinari avesse incontrato il suo assassino e questi, con le buone o le cattive, l’avesse costretta a rientrare. Forse era una persona conosciuta dall’anziana, o forse era un figuro che l’aveva tenuta d’occhio in attesa del momento migliore per sorprendere la sua vittima. Una cosa è certa: la porta di casa non mostra segni di effrazione. Dentro gli investigatori hanno trovato cassetti rovesciati e oggetti per terra. Ma potrebbe essere una messa in scena. Gli inquirenti non hanno ancora stabilito se sia stato rubato davvero qualcosa oppure no.

L’82enne è stata trovata riversa nella piccola camera degli ospiti. E’ stata colpita da una serie impressionante di fendenti al busto e al collo, probabilmente inferti da un’arma con la lama lunga e sottile. Chi l’ha uccisa le ha anche squarciato la gola. Infine, il rito più raccapricciante. Il mostro le ha mozzato le mani all’altezza di polsi, mostrando tra l’altro una notevole perizia. Probabilmente è stato usato un altro coltello, ma è una congettura. Quello che è certo, è che l’arma del delitto non è stata trovata. Così come non sono state trovate le mani della signora.

Perché tagliare le mani e portarle via, anche a rischio di vedere aumentare vertiginosamente la possibilità di essere scoperto? Le ipotesi al vaglio sono molteplici. E’ possibile che il carnefice abbia voluto impossessarsi degli anelli e dei bracciali che la donna indossava: non riuscendo a sfilarli, potrebbe aver deciso per la soluzione estrema. E’ anche possibile che la donna, difendendosi, abbia graffiato il suo killer: questi, quindi, potrebbe aver voluto eliminare il rischio che venissero ritrovati sotto le unghie capelli o frammenti di pelle in grado di far risalire la polizia fino a lui. Eppure sulla scena del delitto sarebbero state scoperte anche delle sigarette. La Molinari non fumava, quindi potrebbero appartenere al suo aguzzino. Eventuali tracce di saliva potrebbero dare una svolta alle indagini. Oppure, e questa è l’ipotesi più macabra, il mostro potrebbe averle asportate per “punire” ritualmente la donna. Una punizione avvolta nel mistero.
Insieme alla paura resta il terrore a Cocquio. Ora la gente ha paura: “Chi ci dice che il mostro non tonernerà a uccidere ancora?”.

 

b.profazio

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