Lauà e beneficenza: i bustocchi sognano con i piedi per terra

Dopo il gratta e vinci da favola di San Michele abbiamo sondato nelle fantasie della città. Tra tanta concretezza e pensieri per gli altri

BUSTO ARSIZIO – Maxi-vincita al gratta e vinci nel quartiere di San Michele, anche i bustocchi si chiedono: «E se li avessi io in tasca quei cinque milioni di euro?». Tra investimenti per la sicurezza economica e atti di generosità, prevalgono le caratteristiche tipiche dell’indole della “bustocchità”. Una premessa è doverosa, e la lasciamo al sindaco : «Certe cose si scoprono solo quando avvengono e non

quando si sognano. Nessuno si conosce cosi bene fino in fondo». Eppure il primo cittadino sta al gioco, e prova ad immedesimarsi nel fortunato vincitore del “Gratta e vinci”: «In questa fase della mia vita, sentendomi garantito e privilegiato, penserei di potermi dedicare alla politica della mia città e ai miei cari. Concretizzando un sogno nel cassetto, una Fondazione per i 150 anni della Città».

Penserebbe ad investire , giornalista culturale ed esperto d’arte: con cinque milioni potrebbe assicurarsi «mille quadri di giovani artisti a cinquemila euro l’uno. Se uno diventa un Jeff Koons decuplico l’investimento». Anche , giovane bustocca che lavora all’estero, resta con i piedi per terra: «Mi farei un viaggetto e mi comprerei qualche casa in giro per il mondo, ma penso proprio che continuerei a lavorare, magari avviando una mia attività».
Perché anche con un gruzzolo da cinque milioni da riscuotere, ai bustocchi non togliere il “lauà”. «Se il vincitore fossi io, non se ne accorgerebbe nessuno – ammette ad esempio , imprenditore e vicepresidente dei fabbricanti di cartone ondulato – continuerei a lavorare, con una tranquillità diversa. E magari riporterei l’azienda a Busto, facendo qualche investimento per potenziarla». Sulla stessa linea , ristoratore de “La Cornacchia e il Mosto”, bustocco d’adozione visto che vive qui da decenni: «Di certo – spiega – continuerei a fare il lavoro che faccio oggi, altrimenti vorrebbe dire che ho sbagliato tutto nella vita. Ma senza alcun dubbio lavorerei più sereno e rilassato, prendendomi magari qualche pausa in più».
Anche chi come , alias “Pedela” e “Ul Tarlisu”, ha già lavorato per una vita, non si permetterebbe colpi di testa: «Maneggiare cinque milioni tutti in una volta sola può essere rischioso, preferirei a quel punto che se li tenesse lo Stato e me li versasse suddivisi in quote mensili fino ai novant’anni, per garantirmi così la tranquillità per il resto della vita».

C’è poi chi penserebbe prima agli altri, come , capogruppo di Forza Italia: «Metà della somma in beneficenza per ristrutturare l’ex Calzaturificio Borri e farne una grande Casa della Carità e un’incubatore d’impresa». Anche , leader del movimento La Voce della Città, destinerebbe una buona parte della vincita per fare del bene: «Prenderei uno dei tanti palazzi vuoti che ci sono in città e lo ristrutturerei per dare un tetto ai poveri, per farli vivere dignitosamente. E poi penserei anche ai migliori amici dell’uomo e costruirei un cimitero per cani».
Infine, coglie l’occasione per una provocazione , consigliere leghista e fiduciario degli ambulanti al mercato: «Primo, prendo un elicottero e porto il palazzo di via dei Mille che ospita i clandestini nella città dove abita Renzi. Secondo, faccio costruire il Mose a Lampedusa. Infine il colpaccio: mi compro un Lamborghini e lo consumo sgasando davanti alla sede dei comunisti».