Le persone affette da fibromialgia spesso si trovano a dover affrontare un aumento di peso. Questo fenomeno è il risultato di una combinazione di fattori, molti dei quali direttamente collegati alla natura cronica della malattia.
Uno dei primi elementi da considerare è il metabolismo rallentato. In chi soffre di fibromialgia il dispendio energetico può essere sensibilmente più basso rispetto alla media, favorendo l’accumulo di peso anche in assenza di modifiche significative all’alimentazione.
A questo si aggiunge una possibile alterazione dei meccanismi ormonali che regolano l’appetito e la sazietà. Una ridotta sensibilità agli ormoni che segnalano al cervello quando si è sazi può indurre un aumento dell’assunzione di cibo, mentre la resistenza all’insulina e altre alterazioni metaboliche favoriscono il deposito di grasso corporeo.
Il dolore cronico e la stanchezza tipici della fibromialgia rendono difficile mantenere un’attività fisica regolare. La sedentarietà contribuisce alla perdita di massa muscolare e a un’ulteriore riduzione del metabolismo, creando un circolo vizioso che accentua l’aumento di peso.
Il sovrappeso, a sua volta, può peggiorare i sintomi della malattia. L’eccesso di tessuto adiposo favorisce l’infiammazione e può amplificare il dolore, la rigidità muscolare e la sensazione di affaticamento. Ne risente anche la qualità del sonno, già spesso compromessa dalla patologia.
Per interrompere questo meccanismo è consigliato un approccio integrato che unisca una dieta bilanciata a un’attività fisica dolce e costante. Camminate, esercizi in acqua e ginnastica posturale possono aiutare a mantenere attiva la muscolatura senza aggravare il dolore. Una corretta gestione del sonno e dello stress, insieme a un supporto medico mirato, rappresentano ulteriori strumenti per migliorare il benessere generale e ridurre l’impatto dell’aumento di peso sulla vita quotidiana.