La sua giornata all’Olimpico se la guadagna con una parata spettacolare su Konko e con una prova che non ha nulla da invidiare a un portiere titolare di serie B.
Era in campo in Eccellenza a Lodi con il Fanfulla, è in campo all’Olimpico contro la Lazio: dentro un piccolo uomo c’è una grande storia.
Poteva sbloccarla, invece sblocca la Lazio con l’autogol. Non merita croci da portare: avrebbe meritato più aiuto dai centrocampisti centrali.
Palo più occasione, che fa il paio con l’ultima sfida: affilato e contundente, avessero tutti il suo impatto e la sua cocciutaggine, là davanti…
Contro Djordjevic non possiamo bocciare Ricky cuor di leone.
Quasi il vero Zecchin rispetto all’ultimo quarto di Zecchin visto contro il Vicenza: il maestro ha bisogno del palcoscenico.
Giocava davanti alla difesa e con 273 presenze in serie A, tra tutti, poteva avere l’autorità e l’esperienza per guidarla al meglio.
I gol nascono da due disimpegni sbagliati, non dalla superiorità della Lazio: noi lo attendiamo sempre, ma speriamo di non morire così… aspettando Godot.
Parte come aveva finito col Vicenza: dribbling, velocità, un sinistro e un tiro dalla distanza fanno gridare al goi. Poi cala: se la speranza di ritrovare uno dei due acquisti dell’estate (l’altro è la conferma di Forte) era morta, improvvisamente si è riaccesa. Giocasse almeno metà tempo con questo impatto, il Varese avrebbe l’arma salvezza.
Stuzzicadenti nel becco dell’Aquila, anche se si muove furiosamente, in ogni modo e con ogni mezzo. Mezzo punto in meno perché, se fosse entrato il 2-1 sparato alle stelle su assist di Petkovic, forse il Varese avrebbe giocato mezz’ora in più.
In quattrocento dovevano arrivare a Roma per la fumata bianca: Neto entra cardinale ed esce Papa dall’Olimpico. Non per questa partita, ma per tutto quello che ha fatto nella vita.
Gioca nella ripresa, in questa occasione a lui non chiediamo nulla perché ha già dato tanto.
In una percussione centrale che taglia la difesa della Lazio, serve la deliziosa palla del meritato gol che Lupoli spara alle stelle. La serve e non se la mangia: per questo, sapendo quanto è difficile per lui non essere egoista, 6.
Il suo sogno di bambino ha iniziato ad avverarsi quando è entrato in campo dopo 76 minuti all’Olimpico. Ma non si realizzerà mai se non affronterà ogni minuto di ogni allenamento e di ogni partita come fosse una partita di serie A.
Grazie di aver fatto giocare il miglior Varese nell’occasione migliore, pensando solo a questa partita, senza speculare, senza prendere in giro i tifosi che hanno seguito la squadra dando tutto.
Non ci sono parole. Olimpici.