Le altre Americhedi Cristiano Lissoni

Mezzago – Dalla via della seta alla Grande pianura il viaggio è breve. Ed è un viaggio di ritorno, giù fino alle origini, dove tutto è iniziato. Per sé e per loro. O per l’oro, quello che li ha spazzati via dalle terre che cavalcavano per farne riserva, mito, realtà che per noi – a Occidente – è stato soprattutto il sogno di una pepita rastrellata in un fiume. Per loro, l’inizio della fine. Il viaggio è breve: basta voltare pagina, stemperare gli acquerelli, tracciare in chiaroscuro un volto e una vita a cavallo del Novecento.

Cristiano Lissoni è ritornato lì: alla sua origine. Perché all’origine è stato un indiano, quello che lui, mezzaghese, chiese trent’anni fa di tratteggiare su un foglio, a suo padre. Poi quei tratti a grafite su un foglio di carta hanno preso vita e sono diventati la sua: disegnatore, illustratore, a partire da una tribù, comanche o apache, cherokee oppure creek, come il fiume cantato da De Andrè. Pochi mesi fa era stato l’oriente, che lui ha calpestato: per Rizzoli, "La Grande Muraglia, viaggio in Cina con nonno Hoi Chiu", scritto da Cristina Cappa Legora e colorato da lui, Cristiano Lissoni, un libro per parlare ai ragazzi come i ragazzi vorrebbero.

Ora quei tratti inseguono le praterie degli Stati uniti, l’America di chi è stato, dei sentieri di guerra e della asce da sotterrare, della natura che ti spiega come crescere, dormire, cacciare. "Il popolo della grande pianura – Sulle tracce degli indiani", ancora Rizzoli, ancora Lissoni, ma questa volta per la penna di Guido Sgardoli. Il protagonista è sempre un bambino: Filippo, undici anni, che "parte con il suo papà per un viaggio on the road nelle Grandi Pianure degli Stati Uniti,

sulle tracce di Cavallo Pazzo, dei primi pionieri e delle antiche tradizioni dei nativi nordamericani. Ma gli indiani esistono ancora? E come vivono nell’America di oggi?". Le risposte le daranno padre e figlio, "turisti consapevoli e allo stesso tempo sprovveduti", mentre "attraversano la prateria in cerca di risposte, visitando i siti delle grandi battaglie e le desolate cittadine delle riserve indiane".

Lissoni a matita e acquerello era già stato in Cina ed era già stato in Mongolia, quando per GenteViaggi ha illustrato "Salik il piccolo vento della steppa". «Due settimane al mese – ha già raccontato a il Cittadino – lavoro come grafico, le altre due mi dedico ai miei lavori». Tutto ha una casa a portata di mano: il suo sito e il suo blog, dove l’Oriente come l’Adda, la metropolitana di Milano come il paesaggio che lo guarda di volta in volta, riprendono vita, a colpi di colore.

Quelli che un giorno diventeranno il suo sogno di carta e pennelli – un libro di viaggi con tanti disegni e poche parole – ma intanto portano là, sui sentieri di guerra o quanto ne resta, "e nei vecchi racconti portati dal vento che soffia incessante sull’erba dolce delle pianure". Che riscoprono, assicura, la storia di un popolo.
Massimiliano Rossin

m.rossin

© riproduzione riservata