Dopo sette anni di balletti intorno alla modifica della legge elettorale è spuntata un’idea. Si è pensato di elevare la percentuale per ottenere il premio di maggioranza al 42,5 per cento. Ciò obbligherebbe di nuovo a coalizioni eterogenee strumentali al premio di maggioranza, cosa che è stata il tallone di Achille delle ultime legislature. È stato l’aspetto peggiore del Porcellum, ancora più deleterio della nomina dei parlamentari. Se la regola non ha garantito la governabilità negli ultimi dieci anni perché la dovrebbe garantire in futuro? La verità è che è un estremo tentativo delle classi parassite di sbarrare il passo a nuovi soggetti nell’arena politica.
Francesco Degni
Imporre il superamento d’una soglia per ottenere il premio di maggioranza è giusto. Significa dare una rappresentatività politica corrispondente agli umori del Paese. Su quale debba essere questa soglia, si può discutere. E difatti si discuterà ancora, portandola al 40 per cento, o qualche punto sotto. Quanto alle coalizioni, a renderle funzionanti non sono le regole elettorali, ma l’omogeneità interna, il progetto condiviso, la coerenza nel perseguirlo. Per il bene di tutti, è augurabile che queste coalizioni nascano prima del voto, e non dopo. In particolare, un patto tra moderati e riformisti improntato a realismo e buonsenso servirebbe a chiudere la sciagurata epoca della Seconda Repubblica. Di male non ci sarebbe nulla, e semmai molto di bene. Infine, sull’esclusione calcolata dal potere di nuovi soggetti politici, può assai poco il meccanismo del voto; può molto l’onda popolare del rinnovamento. Se risulta alta, non c’è bassezza che tenga.
Max Lodi
© riproduzione riservata