Le fiaccole di Gallarate nel nome di papa Francesco

Gallarate Sono quasi centocinquanta piccole luci, fiammelle di candele racchiuse in calici che le fanno assomigliare a dei fiori. Così questi semplici oggetti hanno compiuto l’impresa di collegare, accompagnate dal canto, la chiesa di San Pietro alla basilica di Santa Maria Assunta seguendo la croce di legno segno della sofferenza e dell’amore di Cristo. Luci che, venerdì sera a Gallarate, erano testimonianza di un segno: portare in città la luce, appunto, di Cristo insieme al nuovo Pontefice, papa Francesco.

Che è una figura che «ha colpito tutti – ha detto il prevosto di Gallarate, monsignor Ivano Valagussa, nell’introduzione all’incontro dell’altra sera – credenti e no, per la sua semplicità, attenzione ai poveri, familiarità con la vita concreta di ciascuno». Riaccendendo i cuori di speranza.

Con questa semplice ma vissuta piccola fiaccolata, la comunità pastorale di San Cristoforo di Gallarate ha aperto la terza serata di esercizi spirituali quaresimali, dedicati alla confessione di fede e alla testimonianza. E lo ha fatto per ringraziare del «dono di papa Francesco». Ricordando nella preghiera le parole del Pontefice nella sua Messa di insediamento: l’invito all’essere custodi dell’altro, dell’ambiente, ad avere cura di noi stessi, a non aver paura della tenerezza.

E il riferimento fatto a san Giuseppe, che si ricordava proprio nel giorno della Messa di insediamento di papa Francesco, alla sua forza, al suo coraggio, al suo essere lavoratore, ma con un animo da cui emergeva la tenerezza, non virtù del debole, ma segno di apertura all’altro.

«Attraverso questa breve fiaccolata – ha proseguito don Ivano – vogliamo condividere con gli abitanti della città questa speranza di cambiamento, di rinnovamento dei cuori, di relazioni nuove fra persone, di aiuti solidali, di superamento delle divisioni con il perdono, d’incontro vero con Dio».

E, dopo aver ringraziato «il Signore Gesù» per papa Francesco, ha invocato «ancora il dono della Spirito Santo su Lui e su tutta la Chiesa Cattolica perché nel dialogo ecumenico e interreligioso anche la nostra comunità cristiana sappia testimoniare la buona notizia del Vangelo attraverso la semplicità, l’umiltà, la cura dei fratelli e del creato, il potere del servizio, la bontà e la tenerezza».

f.artina

© riproduzione riservata