E bravo il signor Bossi! Dopo aver occupato, e mangiato, nel potere romano, ci viene a dire che minaccia di far cadere il governo della Lombardia se non saranno soddisfatte le sue richieste. E c’è pure chi si premura di rispondergli!Dove li avevamo sentiti questi discorsi, che non c’entrano nulla con la società, le persone ed il lavoro, ma solo con meschine questioni di posti e di
potere? Una ventina di anni fa. Allora li faceva Craxi e la Lega si proclamava, rumorosa, il “nuovo che avanza”! Adesso è il più vieto “vecchio che conserva”. Mi auguro che Monti riesca a far partire la baracca, anche se la vedo dura; non solo per carità, e per interesse, di patria ma anche per farla finita con questi incapaci dopo 20 anni di federalismo a parole.
Giuseppe Corti
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Le minacce di Bossi finiranno in nulla. Se per iniziativa della Lega cadesse Formigoni in Lombardia, per iniziative del Pdl cadrebbero Cota in Piemonte e Zaia in Veneto. Per non dire di quanto accadrebbe in numerose amministrazioni locali, a cominciare da Varese.
Tantomeno regge l’avvertimento del Senatùr a proposito degli arrestati a raffica in Regione: se davvero questo è il motivo che intriga la Lega a staccare la spina, perché non la stacca subito? Che cosa c’entrano Roma ladrona, l’inviso governo Monti e altro di contorno? Ci sono molti modi per trasferire all’esterno i problemi interni, specie quando si sale sul palco d’un comizio: Bossi ha scelto il modo più semplice, portare l’attenzione lontano da sé e vicino, vicinissimo, ad avversari e alleati. Ma l’espediente tecnico non è servito a nascondere il vero problema politico, rappresentato da un’unità leghista solamente di facciata e tutta da verificare -nella sua sostanza- alle scadenze congressuali. Per ora Maroni e chi ha fatto quadrato con lui han vinto, ma chi può affermare che Reguzzoni e il Cerchio magico abbiano perso per sempre? Non lo può affermare nessuno. Questa è la pace di Milano imposta dal Bossi. Una pace molto armata e poco amata.
Max Lodi
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