Le piccole e medie imprese svizzere resistono grazie a resilienza e adattamento. Bene l’export

Notizie dal Canton Ticino: tra le incertezze dei mercati internazionali e il peso dei costi di energia e materie prime rimane alta la fiducia delle Pmi elvetiche

LUGANO – Malgrado le incognite della congiuntura globale le piccole e medie imprese (PMI) svizzere orientate all’esportazione rimangono fiduciose: il 53% delle aziende interpellate nell’ambito di un sondaggio prevede un aumento delle vendite all’estero nel 2023, il 29% una stagnazione e il 18% una flessione. Lo riferisce Ticino online.

L’attuale clima di fiducia rilevato semestralmente da Switzerland Global Enterprise (S-GE) – cioè l’ente di promozione economica all’estero della Confederazione, un tempo chiamato Osec – si è attestato a 60,5 punti, rimanendo pertanto ancora ben al di sopra della soglia di crescita fissata a 50 punti, si legge in un comunicato odierno diffuso insieme a Credit Suisse (CS). La banca cura infatti da parte sua un barometro delle esportazioni, che attualmente è a 0,07 punti, poco sopra la soglia positiva. Stando agli esperti dell’istituto emerge chiaramente che l’economia elvetica d’esportazione sta rallentando ulteriormente, sulla scia delle continue sfide globali.

A destare grandi preoccupazioni tra le aziende sono attualmente i prezzi dell’energia e delle materie prime, i rischi valutari e l’inflazione. Le imprese devono anche costantemente gestire interruzioni nelle catene di rifornimento e presentano carenza di personale specializzato. Il sondaggio di S-GE mostra però pure una certa fiducia, palesata dal fatto che il 91% delle ditte prevede di aumentare o di mantenere l’organico nei prossimi 12 mesi, a fronte di un 9% che punta su una riduzione.

I motivi legati al clima relativamente positivo sono la grande capacità di resilienza e di adattamento delle PMI, nonché l’inflazione in Svizzera proporzionalmente bassa, affermano gli specialisti.