La casta ha trovato un nuovo bersaglio da criminalizzare, il movimento di Grillo, un clown prestato alla politica. Non è che Grillo non se la sia voluta. Non si fa politica con l’insulto all’avversario e le minacce: in tal modo si dà alla casta il motivo di indignarsi, strapparsi le vesti e gridare “Ha bestemmiato, sia crocefisso”. E la casta non vuol accorgersi che in tal modo porta voti a M5S.
Grillo e i suoi vanno urlando quanto gli italiani – quelli che di mestiere fanno i lavoratori e non i mestieranti della politica – vorrebbero gridare. Si accorgano questi troppi politicanti d’accatto che ci governano (male), che gli italiani, oramai, odiano e disprezzano profondamente la casta (o le caste, tutte) e, di conseguenza, o non votano o votano, obtorto collo, M5S. La gran parte dell’elettorato di Grillo non ne condivide le idee e i metodi suoi e dei suoi scherani. E’ un voto di protesta, ma anche di disperazione.
Un sondaggio televisivo ha ha confermato la facile previsione: solo un terzo degl’italiani giudica negativamente la contestazione grillina.
Due terzi no, perché ne condivide le ragioni, al di là degli eccessi (degli errori e degli orrori) nei modi.
Lo spirito anticasta sopravvive, fortemente autorizzato da scandali, vergogne, indecenze che non perdono d’attualità. Perciò è giusto (scontato) indignarsi quando gli stellati debordano. Ma lo è ancora di più quando abbiamo conferma che le cause stellari (infinite) del debordare restano.
Ha ragione Renzi affermando che solo un incisivo processo di riforme può fermare questa deriva, chissà se finirà per capirlo anche la sinistra che obietta a Renzi.
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