L’ecografia urgente è un’odissea Tra sportelli, code e ore di attesa

Quando prenotare un esame urgente in ospedale diventa un’odissea che costringe il malcapitato a rimbalzare da uno sportello all’altro (cinque in tutto, nel caso che andiamo a raccontare), affrontando ore di coda e percorsi tortuosi.

Sì perché le prestazioni che il medico di famiglia considera urgenti non si possono prenotare telefonicamente, tramite il numero verde regionale. Non si possono neppure prenotare per via telematica, attraverso il sito dell’Azienda ospedaliera di Varese, «perché bisogna che l’impiegato veda l’urgenza stampata sull’impegnativa», spiegano da Villa Tamagno.

Allora si potranno prenotare di persona al Cup, Centro unico di prenotazione? «Nella maggior parte dei casi sì, ma non sempre», è la risposta dell’ospedale. «Da un anno, nell’ottica della razionalizzazione delle agende, anche quelle per le urgenze sono gestite dal Cup, ma questo non avviene ancora per tutti i reparti, e comunque se la lista per le urgenze si esaurisce, sta ai reparti trovare una soluzione per effettuare la prestazione entro le 72 ore». L’ecografia urgente dovrebbe essere prenotabile al Cup, così il paziente cui è stata prescritta, lunedì mattina si presenta in viale Borri, prende il numerino e aspetta il suo turno.

Passati 40 minuti c’è il parapiglia: «Chi deve solo pagare il ticket può farlo allo sportello per il ritiro», annuncia al microfono una delle impiegate. E qualcuno si alza per mettersi in fila nell’altra stanza.

I numeri ora avanzano più velocemente e quando arriva quello giusto il paziente con l’urgenza si presenta allo sportello, ma viene freddato: «Questa urgenza va prenotata direttamente in radiologia, al piano meno uno del Santa Maria».

Dalla parte opposta dell’ospedale. Ma non si può passare dal tunnel, è chiuso. Bisogna fare il giro: salire fino all’ex padiglione centrale, aggirare il Day center, salire a Villa Tamagno e poi riscendere al Santa Maria. Piano interrato, radiologia. Il paziente segue le frecce per l’accettazione e, arrivato il suo turno allo sportello viene nuovamente rimbalzato: «Deve andare all’altra accettazione, quella dell’ecografia. Avanti dritto, sala gialla». Qui non c’è nessuno.

Poi arriva un paramedico in tuta verde e annota la prenotazione su un foglio e aggiunge: «Ora deve tornare in accettazione di radiologia e registrarsi». Di nuovo in radiologia, altra coda.

Alla fine l’impiegata registra a computer la prenotazione e spiega: «Ora per pagare il ticket può passare al Cup al piano superiore». E il paziente è di nuovo in coda. Morale: per prenotare un’urgenza, per quanto digitalizzata, c’è voluta tutta la mattinata.

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