Spegnere l’inceneritore Accam di Borsano, insieme a quelli di Parona, Desio e Cremona, permetterebbe di dimezzare la quantità di inquinanti emessi a livello regionale da questo tipo di impianti.
A sostenerlo è Legambiente in un dossier dal titolo «Inceneritori in Lombardia: quanto basta». Secondo il quale basterebbe fermare quattro dei tredici impianti attualmente in funzione, compreso quello che serve 27 comuni tra Basso Varesotto e Alto Milanese, per ridurre del 51 per cento le emissioni di diossine, del 49 quelle di polveri sottili e del 34 gli ossidi di azoto.
E in effetti Accam, che con le sue 101mila tonnellate di rifiuti bruciate ogni anno è il sesto impianto lombardo per quantità di materiali trattati, non brilla certo quando si parla di inquinanti. Un dato noto, non foss’altro perché due anni fa il consorzio che lo gestisce ha dato il via a un’operazione di revamping della struttura, ovvero di ristrutturazione, il cui costo è stimato in 40 milioni di euro.
Ma che trova una cruda conferma nei numeri pubblicati dal sodalizio ambientalista. Secondo i quali l’impianto bustocco è 11simo in Lombardia per le emissioni di polveri sottili e diossine e al sesto per quelle di nitrati d’azoto. Senza dimenticare che è al tredicesimo e ultimo posto quando si guarda al rendimento energetico.
Tutti elementi rispetto ai quali il presidente del consorzio Accam non offre alcun tipo di commenti. «Non avendo letto il rapporto non ho nulla da dire in proposito», spiega al telefono.
Molto più loquaci sono Sel e il Movimento5Stelle di Busto Arsizio, che oggi, dalle 15.30, proporranno al Museo del Tessile una giornata dal titolo “Revmaping Accam? Un’alternativa è possibile”.
Ma se la politica dibatte sulla possibilità di un’alternativa agli inceneritori, con la commissione Ambiente del Pirellone che giovedì ha votato una risoluzione per impegnare la giunta ad un progressivo spegnimento di queste strutture, Legambiente fa un passo ulteriore, definendo questo passaggio addirittura necessario.
«L’incenerimento ha ben svolto la funzione di tecnologia di transizione, per passare dalla cultura della discarica alla società del riciclaggio», spiega , presidente di Legambiente Lombardia.
Il punto è che i diversi scenari tracciati dal piano regionale di gestione dei rifiuti, anche quello che non prevede alcuna modifica al sistema attuale, «non lasciano dubbi: avremo un vistoso eccesso di capacità impiantistica per l’incenerimento», si legge nel rapporto dell’associazione ambientalista.
In altre parole, l’aumento della raccolta differenziata fa sì che «tra il 35 ed il 70 per cento della potenzialità degli impianti lombardi non potrà venire utilizzata».
Per questo Di Simine propone di avviare «la rottamazione definitiva degli inceneritori», riconvertendo gli impianti affinché siano in grado di «affrontare la lavorazione dei materiali derivanti da raccolte differenziate».
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