I politici pensano ai lauti compensi. Tutte le nuove sigle dei partiti che dovrebbero dare verginità ai vecchi politici servono a questo. Si deve invece cambiare il porcellum inventato per rafforzare i privilegi perché il popolo ha scoperto l’inganno, non vuole più saperne di questi personaggi. Ma senza le false novità, le presunte nuove proposte politiche.
Francesco Degni
Alcune liste civiche del prossimo round elettorale saranno di copertura a qualche partito (il Pdl, uno a caso). Altre no. Nelle prime verranno riciclati molti dei consueti fedelissimi allo scranno, nelle seconde figureranno parecchie novità.
Un listone nazionale di filomontiani, per esempio, non proporrà nulla dell’attuale establishment partitico. E neppure Montezemolo e Marcegaglia, se decideranno d’essere della partita, punteranno sugl’imbolsiti d’antan.
Non improbabile che il leader d’uno di questi movimenti sia l’attuale ministro Passera: il mondo dell’associazionismo cattolico l’incoronerà il mese venturo. Passera vuol dire Monti per interposta persona.
Vuol dire anche fifa per il Pd, perché gli porterà via una bella fetta d’elettorato montiano. Ma queste sono chiacchiere che verranno. La chiacchiera on the road è quella relativa alla nuova legge elettorale.
Non è vero che non si farà: si farà. Forse insperabilmente, ma si farà. L’accordo tra moderati e progressisti è raggiungibile. Saranno reintrodotte le preferenze, si voterà col proporzionale e un premio di maggioranza (prevedibilmente del 15%) andrà al partito che prenderà più voti.
Non alla coalizione, come vorrebbero Vendola e perfino (chissà perché) Bersani, contro il parere di metà dei democrats. Un parere condivisibile: che bisogno c’è di sfangarsela a vantaggio di partiti minori pronti a crearti guai sempre maggiori? Per la gioia di “pendolo” Casini, le alleanze governative e il premier si sceglieranno post verdetto delle urne.
Monti è aperto a proposte. L’accordo si chiuderà di nuovo con lui: il mondo della finanza è pronto a scommettervi.
Max Lodi
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