Gli uomini e gli amici si vedono nei momenti di difficoltà. Perchè è troppo facile amare e tifare quando tutto va bene. Perché è troppo facile professarsi uomini quando non c’è nulla da rischiare. Perchè è troppo facile correre quando la strada è solo una lunga discesa.
Martino, scrivo a te perché in soli sette mesi (a occhio) hai dimostrato che per tatuarsi indelebilmente addosso una maglia non servono anni, vittorie o salti di categoria; bastano solo cuore e palle. Basta crederci sempre. Basta – come hai detto tu stesso – guardare negli occhi i compagni ad ogni fine partita e sentirsi di aver dato tutto per tutti. Anche più di tutti. Perché sono il gruppo e la competizione, quella genuina e senza invidie, a rendere migliore una squadra. A farla vincere o a salvarla, a seconda dei casi o dei bisogni.
Hai tutto uno stadio attorno a te e con te: pronto ad abbracciarti e gridare per darti coraggio – se mai ne avessi bisogno – nei momenti più bui. Loro, hanno visto quanto amore c’è nella tua forza, hanno visto che nei tuoi quasi due metri è racchiuso lo spirito del nostro Varese. Imbrigliato e pronto a uscire fuori quando tutto attorno inizia a crollare. Quando solo un sogno, solo una speranza, solo un’illusione ti tengono aggrappato a quella sottile, fragile, invisibile linea che passa tra la vita e la morte. Tra la nostra vita e la nostra morte.
Vedere il Varese a Cittadella ha spezzato il cuore, riempito la testa di macabri dubbi e gli occhi di gelide lacrime a un popolo intero. Vedere Martino il Guerriero posare spada e scudo su quel verde letto di morte, tra rabbia e delusione, è stato un duro colpo perché ci hai abituato a conoscere e rispettare un vero duro a morire. Bruce Willis.
Sarebbe stato troppo facile scrivere a Zecco, Neto o Corti: loro sono bandiere, loro sono il Varese, da anni. Invece tu sei qui solo da uno sputo ma hai trovato al Franco Ossola una casa, una famiglia. Ancor più perché potresti benissimo fregartene di questa città, di questa squadra, di questa gente e di quello che rappresenta; visto che il tuo cartellino è dello Spezia e sei tra noi solo in prestito. Invece no: perché l’amore – il tuo – è irrazionale e certi gesti quindi valgono ancora di più. Perché la propria casa e la propria famiglia si difendono sempre, a testa alta e con orgoglio. Solo così si è uomini con la “u” maiuscola e ci si può guardare allo specchio ogni mattina, quando ci si fa la barba e ci si pettina, senza vergognarsi.
Guerriero, infila quindi ancora una volta l’elmo in testa per tutti noi, conduci i tuoi compagni sul campo di battaglia, e combatti fino l’ultimo fiato che hai nei polmoni, fino all’ultimo rantolo di vita che ti rimane in corpo alla conquista della Serie B. Perché per Varese e il Varese questa categoria non è un vanto, un vezzo, un capriccio. Questa categoria è esistere, è la possibilità di urlare al mondo: “noi ci siamo, siamo qui”, ancora.
Regalaci/regalateci – a partire da domani – questa possibilità. E noi ti/vi ripagheremo con l’immortalità, quella degli eroi.