Libia/ Frattini e Clinton: Italia partner fondamentale degli Usa

New York, 7 apr. (TMNews) – L’Italia è soddisfatta del ruolo che ha finora ricoperto all’interno dell’alleanza occidentale nella gestione della crisi libica, ed è pronta a fare di più. E da parte degli Stati Uniti l’impegno italiano è apprezzato e definito di importanza fondamentale. Intanto Usa e Italia lavorano insieme per arrivare all’esilio di Muammar Gheddafi. Questo il risultato dell’incontro tra il ministro degli Esteri Franco Frattini e il segretario di Stato degli Usa Hillary Clinton, ieri pomeriggio a Washington.

“Siamo soddisfatti. Gli Stati Uniti hanno riconosciuto il ruolo chiave dell’Italia” nella crisi libica, ha detto Frattini nella conferenza stampa dopo l’incontro. E in futuro, “l’Italia non esclude un maggiore impegno” nel quadro delle operazioni a guida Nato.

“Diamo grande importanza alla partnership con l’Italia, sia bilaterale che attraverso la Nato. E apprezziamo la leadership italiana”, ha aggiunto Clinton, ricordando l’importanza degli aerei e delle navi italiane che prendono parte alle operazioni militari.

Sull’esilio per Gheddafi come condizione fondamentale per il futuro della Libia, Frattini e Clinton sono stati unanimi. “Abbiamo parlato della partenza di Gheddafi”, ha detto Frattini, aggiungendo però che non si è discusso di dove potrebbe andare il leader libico: “Credo che a questo punto non si debba parlare di paesi e destinazioni”. Gli ha fatto eco Clinton: “Penso che Gheddafi sappia quello che deve fare. Ordini il cessate il fuoco, si ritiri dalle città che ha occupato, lasci il potere, e come ha detto Franco, lasci il paese”, ha osservato il capo della diplomazia americana. “Il processo di riconciliazione nazionale non deve comprendere Gheddafi”, ha riassunto Frattini. Usa e Italia lavorano insieme per arrivare all’esilio del leader libico, e Roma conta in particolare sulla mediazione dell’Unione Africana: “Spero che mandi presto una delegazione con il messaggio molto chiaro che Gheddafi e la sua famiglia devono andarsene”, ha detto Frattini. Contatti, quelli tra il governo italiano e l’Unione Africana, che Washington sostiene: Con gli Stati Uniti “condividiamo valori, obiettivi e scopi politici”.

L’incontro è arrivato una settimana dopo la mancata partecipazione italiana alla videoconferenza tra Usa, Francia e Gran Bretagna, alla vigilia del vertice di Londra sulla Libia. Un fatto del quale non c’è stata traccia nella conferenza stampa, che anzi Clinton ha aperto definendo il ministro italiano “un ottimo collega e un ottimo amico, non soltanto mio, ma anche degli Stati Uniti. Franco e io ci consultiamo con frequenza e abbiamo i rispettivi numeri di cellulare. Ci parliamo ogni volta che è necessario”.

Riconoscimento per i buoni uffici dell’Italia anche nei rapporti con i ribelli, dai quali gli Usa hanno mandato un inviato, Chris Stevens, che “è a Bengasi e sta parlando con varie persone” anche grazie all’assistenza italiana, ha detto Clinton. Non si tratta ancora di un riconoscimento ufficiale del Consiglio nazionale transitorio, come invece ha fatto l’Italia, ma Frattini non ha premuto su Clinton perchè Washington riconosca i rappresentanti dell’insurrezione: “Ci rendiamo conto che gli Usa devono conoscere la situazione meglio”, ha detto Frattini, “noi ne sappiamo un po’ di più essendo stati nel paese più a lungo.”

Sulla possibilità di inviare armi ai ribelli Frattini ha ricordato, parlando con i cronisti mentre lasciava il dipartimento di Stato, che “la risoluzione 1973 può prevedere una deroga all’embargo di armi” e che quindi un’assistenza di quel tipo sarebbe legittima. Nè lui nè Clinton hanno detto se gli alleati stiano considerando una mossa del genere. La possibilità, ha però suggerito il segretario di Stato, non è stata ignorata nel colloquio con l’omologo italiano: “Abbiamo discusso di come possiamo aiutare l’opposizione a fare progressi più veloci. Non si tratta di soldati, sono professionisti e studenti, gente coraggiosa. Quello che fa la Nato è di consentirgli tempo e spazio”.

Non solo Libia comunque nel dialogo tra Frattini e Clinton, durato un’ora al dipartimento di Stato. Sull’Afghanistan, Clinton ha espresso “l’apprezzamento degli Stati Uniti per il ruolo delle 4.000 truppe italiane a Herat. Grazie al loro duro lavoro Herat sarà tra le prime province dove la sicurezza passerà sotto controllo afgano”. Ma il tema centrale è stato il Nordafrica e il riconoscimento della presenza italiana in prima linea nella regione, non solo militarmente ma anche sull’immigrazione. Un problema sul quale, ha detto Hillary Clinton, “l’Italia fa più che la sua parte di responsabilità”.

A24

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