Libia/ Frattini: Occorre soluzione a crisi entro settembre

Lussemburgo, 20 giu. (TMNews) – Il ministro degli Esteri Franco Frattini, in risposta alle critiche del leader leghista Umberto Bossi sulla partecipazione dell’Italia alla missione Nato contro il regime di Gheddafi, ha sottolineato oggi a Lussemburgo che “non ci si ritira unilateralmente” dalla missioni internazionali, anche se non possono durare a tempo indeterminato, e per la Libia bisognerà trovare una soluzione “entro settembre”. Il ministro, che ha parlato coi cronisti al suo arrivo alla riunione del Consiglio Esteri dell’Ue, ha anche respinto l’idea che un ritiro dalla missione ‘Unified Protector’ basterebbe a non far arrivare in Italia i profughi in fuga dalla Libia.

Frattini ha ricordato la scadenza decisa dall’Alleanza atlantica per la proroga di tre mesi alla missione ‘Unified Protector’. “C’è un limite molto chiaro, è stato posto dalla Nato a settembre, e io credo che, al di là dei bombardamenti, una soluzione si debba trovare molto prima di settembre” – ha detto il ministro, sottolineando che “le missioni internazionali sono certamente utili” e ribadendo quindi il suo ‘no’ a qualunque idea di un ritiro unilaterale dell’Italia, come chiede Bossi anche per poter finanziare una riduzione della pressione fiscale con i finanziamenti che verrebbero risparmiati.

E’ possibile, invece, ha puntualizzato Frattini, che un paese decida con gli alleati una “revisione graduale concordata” del proprio impegno militare in una missione internazionale, come l’Italia ha fatto ad esempio nei Balcani e in Libano. “Si tratta – ha ricordato – di iniziative che concordiamo con gli alleati, con le Nazioni Unite e con la Nato”.

Frattini ha poi replicato seccamente alla tesi secondo cui cesserebbero gli arrivi di profughi dalla Libia se l’Italia cessasse i bombardamenti: “L’Italia – ha osservato – è sempre in fila, è la prima destinazione di tutti quelli che fuggono dalla Libia”, e questo non cambia “che noi partecipiamo o no alla missione Nato”. Se l’Italia si ritirasse, ha concluso il ministro, “non è che Gheddafi ci farebbe la preziosa concessione di mandare i profughi in Spagna”.

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