Tripoli, 4 mag. (TMNews) – Il regime libico ha deciso di prorogare l’ultimatum a Misurata, ormai allo stremo, mentre la Francia ribadisce che l’obbiettivo della missione internazionale non è “uccidere” il leader libico Gheddafi.
Dopo settimane di assedio a Misurata, la citta portuale bersagliata dalle forze lealiste, il regime sembra orientato a prorogare l’ultimatum intimato ai ribelli perché depongano le armi. Dopo una giornata segnata da un clima tesissimo e di grande inquietudine il regime ha annunciato in serata di ieri la scadenza dell’ultimatum ma il viceministro degli esteri Khaled Kaim ha detto di augurarsi che questo venga prorogato di “uno o due giorni”. Gli scontri sono proseguiti tutta la notte e in città la situazione è allarmante. Misurata appare ormai allo stremo.
la decisione di chiedere una proroga dell’ultimatum è stata spiegata da Kaïm che ha parlato di “segnali positivi” da parte della popolazione e di oltre “quattrocento persone che hanno già deposto le armi”. Il viceministro ha inoltre aggiunto che il colonnello Gheddafi “sta in buona salute” e che ha incontrato i responsabili di diverse tribù alla vigilia di un grande incontro delle tribù previsto per giovedì e venerdì.
E proprio di Gheddafi ha parlato il capo della diplomazia francese Alain Juppé ribadendo tempi, modi e finalità della missione in Libia. Lo scopo dell’intervento militare, ha detto, “non è uccidere Gheddafi” ma “colpire obbiettivi militari” e fermare l’azione armata del ergime contro i civili. quanto ai tempi, Juppé ha preferito non sbilanciarsi: “Spero che la nostra azione non debba durare che qualche settimana ancora, al massimo alcuni mesi, ma è prematuro parlare comunque di una data di scadenza”.
Sulla stessa linea il ministro degli esteri italiano Frattini che però, alla vigilia della riunione a Roma del gruppo di contatto, ha precisato l’Italia, in “accordo con la Nato e gli alleati cercherà di fissare un termine” alla missione.
Sempre la Francia ha anticipato l’intenzione di organizzare “nelle prossime settimane” una conferenza internazionale “degli amici della Libia” in modo da preparare la “transizione” nel paese.
Infine la Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi) ha riferito oggi di avere “prove sufficienti” per chiedere cinque mandati di arresto per crimini contro l’umanità commessi in Libia. I procuratore generale Luis Moreno-Ocampo, che oggi riferirà al Consiglio di sicurezza dell’Onu sull’indagine in corso in Libia, non ha precisato i nomi delle cinque persone contro cui chiederà i mandati di arresto, ma la televisione araba al Arabiya ha rivelato che sarebbero il leader libico Muammar Gheddafi, il figlio Said al Islam, l’ex ministro degli Esteri Mussa Kussa, e il capi dell’intelligence, Abu Zeyd Omar Dorda.
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