Milano, 24 ago. (TMNews) – “Siamo stati i primi a prendere contatti con il vertice degli ‘insorti’, cioè con il Cnt, il Comitato nazionale di transizione: il 3 aprile abbiamo incontrato il gruppo al gran completo a Bengasi manteniamo contatti costanti, direi quotidiani, con loro. Non abbiamo timori per l’Eni in Libia. Ma situazione ci preoccupa per il futuro immediato: queste fasi
di transizione sono sempremolto delicate e complesse. E la vicenda apre, solo per il gas, il tema della sicurezza degli approvvigionamenti per nostro Paese”. Sono le parole dell’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, che al Corriere della Sera racconta la sua missione a Bengasi dello scorso aprile. Da quel momento, dice Scaroni, i contatti con la nuova Libia non si sono mai interrotti.
“Stiamo cercando di aiutarli (i ribelli, ndr) – dice Scaroni – a superare l’emergenza della prima necessità. La situazione è complessa: hanno bisogno di tutto, dalla benzina alle medicine. Le risorse finanziarie del Paese, 140 miliardi di dollari, sono però congelate. Forniture senza garanzie sono complicate, ma stiamo studiando a come fare. Ovviamente ci muoviamo sempre e comunque in coordinamento e con l’assistenza della Farnesina e delle strutture che fanno capo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta”.
I contratti dell’Eni in Libia saranno garantiti, “non abbiamo mai avuto dubbi in proposito”, spiega il numero uno dell’Eni. “Si tratta di contratti internazionali. Ma al di là delle garanzie legali, non ci sarebbe alcuna logica nel non rispettarli: dopo ogni rivoluzione, il nuovo governo prima cosa che vuol fare è ricominciare a produrre. E noi, inoltre, attraverso il Greenstream, la pipeline che porta il gas in Italia e solo in Italia, siamo legati in modo indissolubile al Paese”.
Per quanto riguarda eventuali problemi di fornitura all’Italia “non abbiamo problemi se per il prossimo inverno dovremo fare a meno del gas che proviene dalla Libia. Purché – aggiunge Scaroni – non si ‘interrompa’ in alcun modo il flusso dalle altre fonti: Algeria e il ‘fronte’ russo- ucraino”.
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