Libia/ Usa: Governo e Congresso spaccati su risposta a Gheddafi

New York, 8 mar. (TMNews) – A tre settimane dallo scoppio in Libia di quella che ormai può essere definita una guerra civile, Casa Bianca e repubblicani continuano a discutere su quale tipologia d’intervento sia più appropriata per rimuovere il colonnello Muammar Gheddafi. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, accompagnato ieri dal primo ministro australiano Julia Gillard, ha parlato “di una gamma di opzioni, incluse quelle di natura militare”.

Alcune figure di spicco dell’amministrazione fanno notare gli ostacoli di natura strategica e politica all’intervento americano in Libia: primo fra tutti, la percezione di un’ eccessiva ingerenza Usa nelle vicende mediorientali. Mentre c’è chi, anche all’interno della squadra di governo di Obama, considera troppo lenta la risposta della Casa Bianca. Il presidente della commissione estera del Senato John Kerry, uno dei maggiori alleati di Obama, ricorda gli errori commessi nel Kurdistan, in Rwanda e in Bosnia, quando gli Stati Uniti non sono intervenuti per fermare il massacro. Come Kerry, anche il senatore indipendente del Connecticut Joseph Lieberman avverte che l’eccessiva cautela potrebbero essere più rischiosa di un intervento: “dobbiamo aiutare coloro che offrono un futuro diverso alla Libia”.

In tv, il senatore ed ex candidato presidenziale John McCain ha descritto Obama come fragile e debole. Ma non ha dato delle vere alternative alla strategia del presidente, così come non lo hanno fatto altre figure di rilievo del partito repubblicano, potenziali candidati alle elezioni del 2012. Un atteggiamento prudente che riflette la delicatezza della questione mediorientale per l’opinione pubblica americana.

Malgrado ciò, tutti i critici sono d’accordo nel ritenere che qualsiasi intervento in Libia debba essere coordinato da organizzazioni internazionali come Nato, Lega degli Stati Arabi o Unione Africana.

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