L’inceneritore si spegne. Il futuro? I rifiuti organici

Il caso Accam - Via libera al nuovo piano industriale: i forni di Borsano chiusi entro il 2017

Accam, l’assemblea ha deciso: l’inceneritore si spegne, la fabbrica dei materiali finisce in soffitta e l’area verrà destinata al nuovo impianto per il trattamento dell’umido. «Ma questa compagine azionaria ha fallito» ammette l’assessore alle partecipate di Busto Arsizii, che non ha partecipato al voto dell’assemblea di ieri. La decisione, votata a maggioranza su input dei Comuni di Legnano e Gallarate, è stata quella di dare l’indicazione per il

nuovo piano industriale che dovrà portare allo spegnimento dei forni di Borsano entro il 2017. A fianco di questa certezza, che è stata confermata dai soci, si fa strada una nuova ipotesi per il futuro della società: quella di una riconversione in impianto per il trattamento della frazione organica (progetto originariamente previsto dalla municipalizzata di Legnano Amga sul loro territorio comunale), al posto della prevista fabbrica dei materiali.

L’impianto per il riciclo a freddo è stato infatti ritenuto economicamente insostenibile dagli esperti. Ma l’opzione votata ieri, ritenuta l’unica alternativa alla messa in liquidazione della società, è stata accolta con freddezza da Busto Arsizio, detentore del terreno su cui sorge l’inceneritore. «Ho espresso le mie perplessità – fa notare l’assessore Paola Reguzzoni – ribadendo che Busto vuole riavere indietro l’area bonificata. Demandiamo eventuali aperture sull’impianto Forsu alla prossima amministrazione». Reguzzoni è molto critica nei confronti della decisione dei soci: «Questa compagine azionaria ha totalmente fallito il proprio compito – ha detto – c’è il rischio di arrivare tra vent’anni, con un buco anche con quest’altro impianto, a chiedere ancora a Busto il sacrificio sulle aree di Borsano». In realtà la cifra economica che “balla” nel bilancio, rispetto alla possibilità di spegnimento dell’inceneritore con riconsegna dei terreni a Busto, sarebbe di appena 3,2 milioni di euro. «Meno dei 4 che la Regione ci aveva promesso per realizzare il revamping – sottolinea Reguzzoni – se si fossero chiesti questi soldi in Regione, si sarebbe risolto il problema, spegnendo entro il 2017 senza che i Comuni dovessero tirar fuori un euro».

Sul tema nei giorni scorsi si erano espressi anche alcuni candidati sindaci. (Movimento Cinque Stelle), assicurando in caso di vittoria «accordi con i soci per garantire la continuità aziendale sul terreno esistente riconvertendo l’inceneritore in impianti di trattamento a freddo. Nell’interesse dei lavoratori di Accam e dei cittadini, perché per chiudere veramente l’inceneritore entro il 2017 la localizzazione a Borsano è l’unica soluzione possibile per salvare l’azienda dal fallimento».