L’ingiustizia e la giustizia sulle scritte anti-Superga

Per la giustizia sportiva quei vomitevoli striscioni esposti allo Juventus Stadium il giorno del derby fra la Juve e il Toro erano da considerarsi una ragazzata e difatti è arrivata una multa da 25mila euro. Come dire: non è bello fare quelle cose lì, però è un derby. Complimenti.
C’erano scritte che insultavano la memoria di persone morte e, nella fattispecie, del Grande Torino con quel “Quando volo penso al Toro”, per non parlare della raffigurazione di un aereo che si schianta contro la collina di Superga richiamando quel tragico 4 maggio del ’49 con tanto di scritta “Solo uno schianto”. Roba da pazzi. Si attendevano misure drastiche che fossero da lezione alla diffusa inciviltà. Invece è arrivato solo un buffetto. Nemmeno il coraggio di uno schiaffo.

Quello che invece hanno preso ieri la stessa giustizia calcistica e tutti i vertici del calcio italiano dalla magistratura ordinaria. Altro che ragazzata. I magistrati hanno individuato la violazione della legge 41/2007 che «vieta l’esposizione di cartelli e striscioni che incitino alla violenza o contengano ingiurie». Per dire: c’è l’arresto che va da tre mesi a un anno. Attraverso filmati e foto la Digos ha individuato e denunciato tre tifosi: sono un ventiquattrenne di Forlì, un trentasettenne del Pavese e un diciannovenne di Varese.

Nel corso delle perquisizioni è stato recuperato lo striscione «Solo uno schianto», corredato dal disegno di un aeroplano che si abbatte contro una roccia di colore granata.

Ma i magistrati sportivi erano al corrente che esisteva questa legge? Perché non hanno adeguato le loro norme a una disposizione dello stato? Il presidente della Figc Giancarlo Abete è ben consapevole che la normativa sportiva non è una parrocchia a se stante, ma risponde alle leggi ordinarie? Perché non si è prodigato affinchè vi fosse una normativa sportiva altrettanto severa? Sono domande che resteranno senza risposta. Si percepiscono invece forte e chiaro il senso d’ingiustizia e un livello culturale da sottoscala.

Restano lo sfogo e le lacrime di Sandrino Mazzola a Radio Kiss Kiss pensando al padre Valentino perito a Superga. «Dovrebbero chiuderlo per sempre quello stadio» ha detto provocatoriamente a voce roca precisando l’estraneità ai fatti della dirigenza bianconera. E il pianto di un uomo che ha superato i settant’anni trasmette tristezza. La stessa che Sandrino ha difeso, dentro sé, da quel 4 maggio quando si trovò orfano ad appena sei anni.

Uno sfogo che in molti, lassù ai vertici del calcio, dovrebbero ascoltare e riascoltare. Prima di vergognarsi e, magari, dimettersi.

© riproduzione riservata