L’Insubria ha un campus all’americana «Non un’isola, ma un ponte con la città»

«Il campus dell’università dell’Insubria sarà un campus-giardino». Parola di , rettore dell’Università dell’Insubria, che ieri ha aperto per noi, in anteprima, le porte del nuovo complesso sportivo.

Si tratta di un edificio modulare, composto da ambienti indipendenti che comunicano tra loro, spaziosi e luminosi, con ingressi autonomi e ampie vetrate.

Fiore all’occhiello è la palestra principale, omologata dal Coni, dotata di una tribuna di 200 posti. L’ingresso guarda il campus universitario, in segno di continuità tra i due edifici.

Il campus sportivo dispone anche di una palestra più piccola, che potrebbe ospitare corsi di aerobica o attrezzi. Intorno all’edificio saranno costruiti campi sportivi (probabilmente da calcetto e da tennis). Anche le strutture all’aperto potranno sfruttare gli spogliatoi, pensati apposta con due ingressi: uno che si affaccia all’interno del campus e uno all’esterno.

Al piano superiore trova spazio un’unità logistico-gestionale, con uffici che serviranno al gestore della struttura (che non sarà l’ateneo stesso).

La parola d’ordine è funzionalità: «Gli ambienti autonomi sono stati pensati per favorire l’utilizzo delle palestre – dice Coen Porisini – Il campus, infatti, è stato progettato prima di tutto per gli studenti e il personale dell’ateneo, ma sarà aperto anche alla città. Stiamo già visionando alcune proposte di convenzione».

La palestra completa il campus universitario, che ha il perimetro a quadrilatero, all’interno del quale c’è la possibilità di creare ancora edifici e attrezzare aree a seconda delle necessità che si presenteranno.

«Al vertice del quadrilatero c’è l’ex colonia agricola nella quale sono in fase di completamento dieci laboratori di morfologia e fisiologia umana – spiega il rettore, illustrando l’estensione del campus universitario – Poi troviamo il vecchio ospedale psichiatrico, dove saranno spostati la direzione e il rettorato dell’università. A seguire i laboratori di biologia e il campus sportivo. Tutte le zone del campus saranno collegate tra loro con sentieri pedonali, aree verdi attrezzate con panchine e connessione wifi».

Il campus di Bizzozero potrebbe essere pensato sul modello americano, ma Coen Porisini preferisce la definizione «campus-giardino». Del resto, sarà il campus universitario della Città Giardino, nonché uno dei pochi esempi in Italia con questa concezione di cittadella.

Secondo il rettore il campus aiuterà l’università a crescere e a legarsi sempre di più alla città: «Riunire tutta l’università in un luogo ha una doppia valenza: gestionale e culturale. Il luogo aiuterà la formazione di una comunità culturale che non è un’enclave, ma qualcosa di aperto e di permeabile alla città. Perché l’università è per gli studenti, ma a disposizione della città: le iniziative che stiamo proponendo per sottolineare questa interdipendenza stanno avendo un ottimo riscontro».

Che l’operazione sia sulla buona strada è dimostrato dal collegio degli studenti, che è stato inaugurato da poco, ma che ha già liste di attesa per accedervi: oggi vi alloggiano 91 studenti, 5 posti sono dedicati ai vincitori dei dottorati di ricerca.

Il campus sportivo – disegnato da , l’architetto dell’università che si è spento ad agosto – è un’opera da 2,5 milioni di euro, di cui 800mila stanziati dal ministero per potenziare l’edilizia sportiva. La costruzione è avvenuta in tempi record: la prima pietra è stata posata a maggio dell’anno scorso. Il cantiere è dell’impresa Iti di Modena, il direttore dei lavori si chiama e la responsabile unica del procedimento è .

Ora manca solo la piscina. «Chissà . conclude il rettore – se il ministero volesse darci altri fondi…».

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