Stati Uniti, 1977. Una ragazza, Reno, originaria del Nevada, bella, intraprendente e con una spiccata passione per le motociclette, a Manhattan incontra un italiano, Sandro Valera. I due giovani iniziano una relazione sentimentale molto sui generis. Il loro non è vero amore ma attrazione alimentata dagli interessi comuni verso le due ruote e l’arte, una sorta di feticcio subliminale con cui esplorare diverse attitudini e preferenze. Dopo varie immersioni nel mondo artistico newyorchese e nell’Utah, sulle Bonnevelle Salt Flats dove
si svolgono delle competizioni motociclistiche tanto care a Reno, i due giovani si spostano in Italia, a Como, dando sfogo alla loro vera personalità. Coinvolti nel marasma politico, sociale e terroristico di quegli anni che trasformarono l’Italia in un campo di battaglia per le più diverse rivendicazioni, Reno, Sandro, il fratello Roberto e altri amici si espongono al richiamo della violenza e vivono situazioni drammatiche scandite dal flusso de “ I Lanciafiamme “: eccessi improvvisi subito ridotti in cenere.
Con questo romanzo edito da Ponte Alle Grazie (548 pp. 18,60 €), best seller negli Stati Uniti, la scrittrice Rachel Kushner ha tradotto in parole e sentimenti il passaggio cruciale di un’Italia triste e in fermento.
Sono cresciuta in un ambiente in cui la moto era molto in voga, e ho potuto scrivere facilmente della mia protagonista perché per combinazione io stessa ho vissuto in mezzo a tanti piccoli bolidi. Ho posseduto varie moto nel corso degli anni: una Guzzi, una Ducati, una Kawasaki, e le ho messe nel romanzo perché indicative del tempo e delle circostanze che riguardano il mio personaggio. Ma il motociclismo non è la sola passione di Reno.
Certo. Il romanzo esplora anche il mondo artistico del tempo con una panoramica sull’arte in voga, e gioca sulle scelte di molti americani che andavano verso Ovest e usavano il paesaggio del West per le loro opere. Uno di questi artisti salì sulla sua moto, e con la stessa sul letto asciutto di un lago, disegnò dei cerchi che poi fotografò dall’alto di una scala. Le foto sono bellissime.
Distruttivo erano i lanciafiamme in dotazione ai soldati nelle trincee della prima guerra mondiale, ma credo che i militari più che alla devastazione della guerra, pensassero al fardello della propria distruzione intima maneggiando ogni giorno quello strumento di morte. Il titolo non evoca solo distruzione, e anche se la evocasse, non è soltanto fisica, materiale. Era mia intenzione cogliere gli aspetti di un periodo storico del quale sono state rifiutate determinate cose, e per quanto riguarda l’Italia, potremmo pensare al rifiuto da parte di tutta una generazione di certi valori borghesi che hanno nella madre “cattiva “ di Sandro una degna rappresentante. In tal senso il lanciafiamme può richiamare una retorica fiammeggiante che coinvolge gli Stati Uniti e l’Italia: e andiamo dal black out americano del ‘77, all’Italia in cui saltano i tralicci, sfondo storico che unisce realtà e finzione.
Preciso che il mio libro si chiude nel 1977, e benché riporti attentati e morti, ignora eventi tragici come il rapimento e l’assassinio di Moro nel 1978, che forse mi avrebbero suggerito prese di posizione diverse. So che quegli anni non sono stati rose e fiori per l’Italia, tuttavia ho trovato nelle aspirazioni e nelle idee giovanili rivendicazioni importanti, e non mi stupisce che nella nostra epoca, ci siano un sacco di giovani che ripetono i movimenti italiani del ‘77, come una continuità ideologica.
Non pretendo di conoscere l’Italia in profondità, ma da americana quale sono, devo dire che qualche vestigia politica del passato l’ho trovata nelle mie frequentazioni italiane tra persone che sono ancora legate a un blasone trapassato, e nel mondo dell’arte contemporanea di mecenati e scrittori. Parliamo chiaramente: nella zona del lago di Como ho trascorso lunghi periodi e posso dire che, oggettivamente, una certa nostalgia del regime fascista trapela abbondantemente. Ma non credo ci sia niente di male.
Ci deve essere una qualche eco che risuona nella mente dei giovani contemporanei rispetto ai movimenti degli anni settanta. Non si spiegano altrimenti certi avvenimenti dello scenario mondiale come le primavere arabe, i movimenti anti austerità in Spagna, Portogallo e Grecia, o gli episodi di saccheggio avvenuti a Londra nel 2011. Non è un richiamo dichiarato, ma sicuramente c’è qualcosa in comune fra i movimenti che ho studiato per scrivere il libro e le speranze dei giovani d’oggi che tornano a protestare per essere posti di fronte a scelte molto limitate.
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