L’ipotermia può salvare chi è colpito da ictus

Raffreddare il corpo per salvarlo. Potrebbe essere la strada del futuro da seguire per recuperare i pazienti colpiti da ictus ischemico. La scelta dell’  l’ipotermia “terapeutica”, cioè dal raffreddamento del corpo – portandolo a 35 gradi nelle prime sei ore -, con diverse modalità, dalla copertina refrigerante all’iniezione di infusione salina a 4 gradi è promossa dal consorzio EuroHYP, che a Bruxelles ha organizzato una riunione con esperti  al fine di ottenere un finanziamento di 12 milioni di euro dalla Commissione Ue e altri 4 milioni da università ed enti privati. Secondo il progetto la sperimentazione dovrebbe riguardare 1500 pazienti di tutto il Vecchio Continente per cinque anni. Chiamati in causa 80 ospedali.  “L’ictus -ha spiegato Malcolm Macleod, dell’Università di Edinburgo e a capo di uno studio

pilota – è un potente killer: ogni giorno almeno mille europei muoiono di infarto, circa uno ogni 90 secondi, e circa il doppio sopravvive ma rimane disabile”. Con l’ipotermia si potrebbero recuperare 40 mila europei ogni anno”. “I centri italiani interessati a partecipare al protocollo – afferma Francesco Orzi, direttore di Neurologia all’Ospedale Sant’Andrea – sono undici, da Roma a Firenze, Milano, Lecco, Verona e Treviso”. “In città come Roma – aggiunge Orzi – ci sono circa 20 casi al giorno e in Italia sono circa 190mila ogni anno. Circa il 20-30% si ristabilisce completamente in un mese, ma circa il 20-25% muore nel giro di un anno, specie nel primo mese. Gli altri non recuperano completamente, soffrono di disabilità motorie o cognitive che rimangono”.

u.montin

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