Lo chiamavano il predicatore Diceva d’aver visto la Madonna

VARESE Giovanni Basile, l’uomo che in un raptus ha ucciso il fratello Massimo, a Calcinate del Pesce è soprannominato «il predicatore». D’estate gironzolava nei pressi dell’oratorio e, quando sentiva una parolaccia (o peggio una bestemmia), rimproverava la persona che l’aveva proferita per redarguirla. Raccontava a tutti di aver visto la Madonna, di cui portava anche un’immaginetta sul vetro posteriore dell’auto, una Alfa Romeo Mito rossa. Era capitato che le persone lo sorprendessero parlare da solo. Quando incontrava qualcuno, le sue conversazioni si concludevano sempre con un «vai con Dio». Ma Giovanni non era sempre così. «Più di una volta ci ho litigato – racconta Francesco Campo, della pizzeria ArtePizza – E’ capitato che rompesse le cose, che fosse preso dall’ira. Aveva già alzato le mani in precedenza».Una persona singolare quindi. Con alle spalle un amore finito da non molto con una ragazza dell’est Europa che, a detta di qualcuno, l’aveva fatto soffrire molto. Spesso la sua auto rossa era ferma sul ciglio della strada. Forse non stava attento alla spia del rifornimento e quando finiva il carburante si trovava a piedi. A quel punto prendeva la tanica vuota, che teneva nel baule dell’auto, e si recava al benzinaio più vicino, come nulla fosse. «Ogni tanto si metteva nei guai, ma nulla di serio – raccontano i vicini di casa – Era un ragazzo un po’ disagiato, ma chi andava a pensare che arrivasse a compiere un gesto così terribile come uccidere suo fratello». Giovanni,

nonostante la sua inquietudine, sapeva essere anche una persona estremamente gentile e cortese. «Se lo incontravi venti volte in un giorno ti salutava tutte e venti – dice Filomena Puccini, una vicina di casa – Un individuo silenzioso, tranquillo, una brava persona come i suoi fratelli (il gemello Paolo, la sorella Rosy e Massimo, la vittima). Certo, lui era uno che aveva qualche problema in più nel lavoro e che era un po’ depresso, ma non lo abbiamo mai considerato “un diverso”».Ieri, alle 10, poco prima del terribile omicidio di cui sarà poi accusato, Giovanni era andato proprio a casa di Filomena Puccini per aiutarla a piantare le zucchine. Nel passato aveva lavorato per un Comune qualche ora alla settimana, ma principalmente si sosteneva facendo lavoretti. Ieri si era messo d’impegno in giardino e si era fermato solo quando aveva incominciato a piovere. A quel punto era andato a casa,  nell’abitazione dove da poco era tornato a vivere con il fratello Massimo. La casa dove si era trasferita da circa un anno la fidanzata di Massimo, Consuelo. «Avrebbe dovuto tornare da me nel pomeriggio, quando lo avrei ricompensato del lavoro svolto – continua Filomena – Quando ho visto arrivare i carabinieri, mai avrei pensato che fossero qui proprio per lui. Quando accaduto mi sorprende e mi rattrista molto, è un doppio dispiacere. Per Massimo, certo, che non c’è più. Ma anche per Giovanni e per la sua famiglia che devono vivere con questo dolore».

s.bartolini

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