Lo Squalo si divora il Tour In trionfo 16 anni dopo Pantani

Vincenzo Nibali è un grande. E presto sarà un grandissimo. Vincenzo Nibali è cuore e passione, è attacco ed irrazionalità. È gamba e carattere, è il re del Tour de France. 16 lunghissimi anni ci hanno separato da una gioia indescrivibile, più forte durante un Tour dominato, arricchito da quattro vittorie, quattro medaglie da attaccare alla maglia gialla. Come 16 anni fa, il campione viene dal mare. Allora fu Cesenatico, ora è Messina. Il colore è uno solo, il giallo. Che torna a colorare le estati italiane, con il ciclismo che brilla, che fa innamorare proprio quando gli altri sport miseramente falliscono.

C’è di che gioire, anche per Claudio Chiappucci: «Eccome, ha dominato in lungo ed in largo, ha meritato la vittoria senza se e senza ma. Nessuno l’ha mai insidiato, nessun avversario è stato in grado di metterlo in difficoltà. Poi gli eventi sono girati tutti dalla sua parte, come è ovvio che debba essere in un grande giro. La fortuna ci deve essere».

I ritiri precoci di Contador e Froome hanno aperto la strada al successo di Vincenzo, che però ha costruito la sua vittoria anche mentre i due principali avversari erano ancora in corsa: «Gli altri due si sono ritirati, e questo ha aiutato. Lui però sul pavè mi ha stupito, ha sorpreso un po’ tutti quanti. In quella tappa ho capito che aveva qualcosa in più rispetto agli altri, anche a Contador. Poi tolti gli altri due, nessuno aveva la forza di attaccare Vincenzo».

Un ciclismo italiano che al Tour ha alzato la voce, non solo con Nibali ma anche con altri atleti: «Erano pochi gli italiani al via, Vincenzo oltre alla classifica generale ha portato a casa anche quattro tappe. Ma ho visto vincere anche Trentin, ho visto De Marchi sempre in fuga, ho visto Visconti ad un passo dalla vittoria ad Hautacam. Sono segnali importanti».

Però la vittoria è tutta di Vincenzo, solo di Vincenzo. Non c’è un carro del vincitore: «La vittoria è solo sua, è l’unico italiano che nelle corse a tappe negli ultimi anni ha fatto qualcosa di buono. Abbiamo visto Aru al Giro, ma ora arriveranno per lui le prove di maturità. Entrambi Astana, che è una squadra straniera. La Lampre ha deciso di puntare su Horner, un 42enne. Forse qualche interrogativo dovremmo porcelo».

Vincenzo Nibali con lo storico successo alla Grand Boucle aggiunge il decimo stendardo alla bacheca italiana in terra di Francia, ed entra in uno stretto club di campioni che possono vantare un trionfo in tutti e tre i grandi giri. Solo Merckx, Hinault, Gimondi, Anquetil e Contador sono riusciti a conquistare Giro, Vuelta e Tour. Un grande tra i grandissimi: «Vincenzo è un grande. E ha ancora davanti tanto tempo per diventare un grandissimo, la carriera è lunga. Lo diventerà vincendo anche in tappe di un giorno come il Mondiale, le classiche. Sul pavé ha dimostrato di andar forte».

Sedici anni senza vittorie però pesano: «16 anni sono tanti. Nel frattempo il Tour ed il ciclismo sono cambiati. Nibali ha saputo adattarsi, e porterà con sé una nuova generazione di corridori. Rispetto al passato, mancano però italiani in grado di vincere gare di un giorno». E come Chiappucci, è entrato nel cuore dei difficili francesi, ringrazandoli in francese: «Per loro è un gesto importantissimo, lo apprezzano. A loro piace che i corridori parlino il francese, io lo avevo studiato, e loro mi avevano adottato. Ha fatto un bel gesto, ha dimostrato di essere un grande».

Sedici anni dopo, sedici anni dopo Marco Pantani. Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France. E non possiamo far altro che dire grazie, e toglierci il cappello davanti ad un campione che fin da ragazzo ha avuto il coraggio di attaccare, ed ora è stato premiato. Vincenzo Nibali, detto lo Squalo, campione d’Italia in carica, attaccherà ancora, lo farà sempre. È il suo modo di correre, il suo modo di vincere. E noi da spettatori estasiati, ancora ringraziamo.

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