Lo statalismo del professor Monti

Mi risulta che ora il “Nostro Padre” sia Monti, uno che la messa domenicale la frequenta, ebbene se non è troppo distratto dal superlavoro c’è un momento solenne dove si recita una preghiera molto conosciuta ai più che ad un certo punto dice”…e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male” si riferiva forse allo statalismo di cui lui è un credente servitore?

Enzo Bernasconi
Varese

La statualità (scusi l’orrenda parola, caro amico) è una cosa, lo statalismo è un’altra. La statualità è un insieme di regole da rispettare. Lo statalismo è un eccesso di regole da subire. Non credo che Monti incoraggi la seconda idea, ma cerchi di affermare la prima. Non sappiamo fin quando e fino a dove potrà riuscirvi, però dobbiamo riconoscerne l’impegno. Che appare di particolare intensità perché rapportato a quello scarso o nullo dei governi precedenti (dico governi: di uno schieramento politico, e dell’altro). Quanto ai debiti e alla tentazione, questo poco.
1) Ci aspettiamo che lo Stato rimetta il suo grande debito, così da rendere meno pesante il nostro futuro sostegno fiscale: ma lo Stato coglierà l’obiettivo se tutti i cittadini, e non solo una parte, onoreranno i loro debiti con la comunità. Cioè se pagheranno le tasse. Ieri l’altro abbiamo avuto notizia di 7.500 evasori totali e di cinquanta miliardi di euro non entrati nelle casse pubbliche: un valore doppio rispetto all’ultima manovra economica.
2) La tentazione nazionale è da sempre la furbizia, il predicar bene e agire male, la mancanza di coscienza civile, il disinteresse verso l’idea d’appartenenza a un unico corpo sociale. E’ il male peggiore di cui soffriamo, incubatoci dalla lunga serie di dominazioni straniere che ci resero, esse sì, sudditi e servitori. Lo Stato, identificato allora come un nemico da fregare, per una quota d’italiani è rimasto lo stesso. Ma così pensando e facendo, ad essere fregati sono tutti gli altri italiani.

Max Lodi

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