GALLARATE (s.ca.) «Lolita bis»: il pubblico ministero Roberto Pirro Balatto ha chiesto una condanna a 2 anni per ciascuno degli imputati al termine di una requisitoria durata un’ora. Il giudice per le indagini preliminari Nicoletta Guerrero ha fissato al 28 giugno la prossima udienza: la parola passerà agli avvocati difensori, quindi sarà emessa la sentenza. Sul banco degli imputati l’ex funzionario responsabile dell’ufficio urbanistica del comune di Gallarate Luigi Bossi e la compagna e architetto Federica Motta. L’indagine è uno stralcio della più corposa inchiesta «Lolita» attualmente in discussione in sede di dibattimento. Il capo di imputazione per Bossi e Motta è sempre quello di concussione. Ad accusarli l’imprenditore gallaratese Leonida Paggiaro, già teste in seno al procedimento principale anche se il “bis” sarebbe indagine anteriore a quella che è andata poi a costituire il principale corpo d’accusa. Due sono gli episodi concussivi contestati a carico di Bossi e Motta: il “dono” di un orologio Cartier a Bossi da parte dell’allora moglie di Paggiaro, Annamaria Aimetti, avvenuto nel 2003 e una mazzetta da 10 mila euro che lo stesso Paggiaro avrebbe pagato a Bossi nel 2004. La denuncia di Paggiaro risale invece al 2005 quando la procura avviò le
indagini. Il pm, inoltre, sostiene in sede d’accusa che Bossi impose la compagna Motta quale progettista per i lavori in oggetto a Paggiaro. Secondo la procura l’orologio sarebbe stato regalato per ottenere agevolazioni burocratiche nella costruzione di un edificio in viale Stelvio a Gallarate, mentre la mazzetta da 10 mila euro sarebbe stata elargita affinché Bossi intervenisse in modo risolutivo in un contenzioso sul confine di un terreno con un altro privato. Nelle scorse udienze il pm aveva tentato di mettere agli atti un’integrazione derivante da alcune testimonianze ascoltate in seno al processo principale: in particolare quella dell’architetto assunto da Paggiaro prima di Motta, che aveva già steso il lavoro per la realizzazione dell’opera in viale Stelvio, e della nuova responsabile dell’ufficio urbanistica che sentita dai carabinieri di Saronno ha ammesso che tra il primo progetto e quello poi firmato da Motta non ci sarebbero apparenti differenze. La richiesta è stata rigettata: sul piatto c’è la parola di Paggiaro e basta; parola, tra l’altro, smentita dall’ormai ex moglie che nega di aver mai regalato il famoso orologio di Cartier a Bossi. Il 28 giugno il nodo potrebbe essere sciolto in via definitiva dal gup Nicoletta Guerrero.
s.bartolini
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