L’Oman sciopera c’è Sea Handling

Volevano mandare i lavoratori di SeaHandling in Oman, a sostituire i colleghi in sciopero nello scalo di Muscat.

Dieci lavoratori, di cui nove donne, in distacco a migliaia di chilometri in un Paese situato in un’area geografica che non è esattamente un’oasi di pace.

Il tentativo del direttore di SeaH Alceste Tretta è, però, rientrato, forse per volontà della stessa azienda. E tutto è tornato alla normalità, o quasi.

L’incombere di un futuro nero per i lavoratori dell’handling, stretti nella morsa della conta degli esuberi che presto verrà a galla, potrebbe aver fatto accogliere di buon grado il trasferimento temporaneo in Oman, qualche mese fa. Forse si usa pure darsi una mano l’uno l’altro tra scali, ma in Italia, ad esempio, lo sciopero rimane ancora un diritto.

Resta, allora, un tantino insolita la volontà di spedire a Muscat i propri dipendenti, fosse anche soltanto per qualche giorno. Oltretutto a sostituire colleghi che, braccia incrociate, rivendicavano evidentemente dei diritti.

In un difficile periodo come è quello attuale per chi possiede un cartellino Sea nel comparto dell’Handling, forserisulta preferibile non fare troppe domande e rigare diritto. Gli esuberi, si sa, prima o poi, salteranno fuori e bisognerà fare nomi e cognomi, a meno che la NewCo non conquisti un numero di contratti con le compagnie aeree superiore ai cento contratti circa già in essere per SeaH. Servirebbe trovare altro lavoro fin da adesso, dalla fine dell’anno quando scadrà la cassa integrazione per 200 dipendenti dell’Handling (+ 200 di Sea spa).

Poi sarà dura comunque, a maggior ragione se con un minor numero di vettori aerei da servire. A giugno, quando lo scalo di Muscat deve aver chiesto aiuto agli aeroporti milanesi, non si era certo allo spoglio degli esuberi, ma non creare problemi è sempre un buon biglietto da visita quando c’è in ballo una ristrutturazione aziendale.Nessuno dei dieci e neanche una delle nove donne, si sarà dichiarato contrario al decollo per l’Oman, pur non essendoci una vacanza ad accoglierli, piuttosto un lavoro al posto di altri.

Così rieccheggia la recente invocazione lanciata dal segretario della Uiltrasporti Lombardia Enore Facchini da queste colonne, il quale ha chiesto «sacrifici anche da parte dei manager Sea: devono rimboccarsi le maniche e dare il buon esempio»

Malpensa

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