L’Orobianco scoperto in Tibet porta Gallarate nel salotto chic

Orobianco, un concept store con vista sul Duomo per tirare la volata ad Expo. «Siamo già di casa in Asia. Ma ora è il momento dei produttori».

L’apertura ufficiale, con tanto di taglio del nastro (rigorosamente tricolore), è stata venerdì all’ora dell’aperitivo, per intercettare buyer, distributori e giornalisti della stampa estera in arrivo da Firenze, dove erano in corso le sfilate di Pitti Uom.

È il primo “mono-brand” in Italia di Orobianco, il gruppo di Gallarate specializzato in accessori moda che in Estremo Oriente, Giappone in primis, è tra i più noti e celebrati ambasciatori del Made in Italy. Lo shop, a tutti gli effetti un “concept store” che offre una vera propria esperienza all’interno del vasto mondo Orobianco, si trova in una posizione prestigiosissima: in Passaggio Duomo 2, esattamente al centro della galleria, su due piani.

«Sarà un flagshop e una palestra per la formazione dei nostri promoter» rivela il Ceo Giacomo Valentini, imprenditore che dalla terza generazione dell’industria di famiglia degli anni del boom (l’Elettromeccanica Valentini di Gallarate) è passato alla prima generazione di un’industria innovativa, “born global”, del made in Italy, la sua Orobianco, nata nel 1996 dopo un’“illuminazione” in Tibet, dove il cachemire viene definito, appunto, “oro bianco”.

«Il nostro brand è molto presente in Giappone, con oltre tremila punti vendita, ma anche a Taiwan ed è in forte crescita in Corea e in Cina. Ma la gente ci cercava anche a Milano, così abbiamo scelto una posizione che più centrale di così non si può, per posizionarci come brand che ha una forte identità in vista di Expo 2015». Valentini ci crede, nella leva dell’esposizione, nonostante tutto: «Expo per noi è un plus – spiega l’imprenditore di Gallarate – pur con tutte le difficoltà che ci sono state, porterà qui il mondo. Abbiamo bisogno di fare una sorta di “judo marketing”, per far sì che anche le forze negative possano trasformarsi in opportunità positive. Intanto facciamo venire qui da noi i visitatori, poi ne parliamo. E i visitatori giocoforza verranno in piazza Duomo».

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