Stiamo crescendo mia figlia di sette anni nel rispetto per se stessa e gli altri, valori per noi fondamentali. Lo facciamo con l’esempio e traendo spunto da piccoli fatti della quotidianità. Questo porta mia figlia a volte a non reagire e a subire dei soprusi. Il che mi fa venire a volte il dubbio di sbagliare. Forse è anacronistico ormai questo atteggiamento troppo rispettoso dell’altro, perché porta a subire, forse dovremmo insegnarle anche o piuttosto a difendersi. Sconvolgente, vero? Queste sono le conseguenze della società in cui viviamo e le conclusioni alle quali, non volendo, giunge un genitore, animato dalle migliori intenzioni.
Ilaria Mascetti
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Può essere vero (auguriamoci che sia vero) il contrario: che l’esempio che voi portate attraverso la figlioletta faccia scuola. E che cresca il numero di quanti ne traggono ispirazione. D’altra parte non c’è diversa strada perché dei comportamenti sedimentati si modifichino: che ne venga indicata una differente. E che sia praticata con coerente ostinazione. L’ostinazione dà l’idea d’una pervicacia quasi di segno negativo.
Però è proprio l’ostinazione che oggi può far premio su atteggiamenti negativi pericolosamente diffusi. Dico pericolosamente, poiché ignorare il rispetto conduce lontano, assai lontano. La prima tappa è l’intolleranza, la seconda la violenza, la terza il razzismo. Ci sono diversi tipi di razzismo, cioè scelte informate al pregiudizio irrazionale e messe in atto con leggerezza quando non con premeditazione. Nasce da qui la società dei separati, da una parte quelli che onorano i fondamentali del vivere comune, dalla parte opposta quelli che li ignorano. La convivenza è difficile, spesso impossibile, per i primi. È superficiale, di frequente proterva, per i secondi. Speranze di cambiare? Onestamente ridotte, visto l’andazzo. E tuttavia da non abbandonare, nonostante si sia colti dalla voglia dell’opposto, proprio in omaggio al rispetto: di se stessi, oltre che degli altri.
Max Lodi
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