Definì assassini e stupratori carabinieri e poliziotti sulla base di nulla:assolta in primo grado dall’accusa di diffamazione.
Tutto parte da un’intervista rilasciata alla trasmissione Le Iene e andata in onda il 19 ottobre 2011 nella quale Lucia Uva asseriva che il fratello Giuseppe, 43 anni, morto il 14 giugno 2008 non per mano di poliziotti e carabinieri, come ha definitivamente sancito sul fronte penale la sentenza emessa dal Tribunale di Varese venerdì scorso, fu picchiato a morte e addirittura stuprato (le esatte parole della Uva in Tv furono «me l’hanno inculato, cazzo») dai due carabinieri e dai sei poliziotti che la notte del 14 giugno 2008
Lo fermarono in via Dandolo ubriaco mentre buttava transenne in mezzo alla strada. Il pubblico ministero ieri ha chiesto per Lucia Uva una condanna a un anno e due mesi, ricostruendo l’accaduto.
«Nel servizio in questione – ha detto Troina – si parte da una perizia preliminare, dunque non definitiva, depositata cinque giorni prima. Lucia Uva cita la perizia e asserisce che in quel documento veniva accertato che il fratello fosse stato picchiato e sottoposto a violenza sessuale da poliziotti e carabinieri. Ebbene nulla di tutto ciò compare in quella stessa perizia preliminare. Dove vengono richiesti ulteriori accertamenti su tutte le tracce che furono trovate sui jeans di dopo la sua morte. Si chiedeva di accertare se fossero tracce biologiche e se si trattasse di sangue, urina o sperma. Non c’è alcun accenno a una violenza sessuale in nessuna pagina della corposa perizia preliminare».
Non solo: «La perizia definitiva – ha aggiunto Troina – ha accertato che sui jeans di Uva vi erano tracce ematiche, ma non era presente alcuna traccia di sperma. E sulle lesioni si parla di lesioni di lieve entità per le quale era impossibile stabilire se fossero state auto o etero inferte. Quindi nessuna prova è emersa che vi fosse stato un pestaggio nei confronti di Giuseppe Uva».
Gli avvocati e , difensori di carabinieri e poliziotti hanno aggiunto: «Si è partiti dal mero deposito di una perizia preliminare per portare avanti un processo mediatico. I poliziotti e i carabinieri dovevano essere assassini e stupratori perché lo diceva la signora Uva».
In effetti sia la perizia definitiva che la sentenza emessa venerdì scorso vanno esattamente in direzione contraria visto che gli otto imputati sono stati assolti con formula piena.
E ieri, però, il giudice di Vareseha assolto anche Lucia Uva dall’accusa di diffamazione perché «il fatto non costituisce reato».
Lucia Uva a quanto pare era «fuori di sé», quindi non diffamò nessuno. Interessante sarà leggere le motivazioni di questa sentenza che potrebbero essere impugnate in appello.
Lucia Uva ieri ha commentato: «So di aver sbagliato, mi scuso con la divisa, ma non con le persone, per le parole che ho utilizzato. Ma mio fratello era nelle mani dello Stato ed è morto. Mi devono spiegare il perché”.