Sono passati 17 anni, da quel 9 settembre del 1998 quando Battisti è scomparso, ma sopravvivono le sue canzoni diventate ormai patrimonio popolare della storia della musica leggera del nostro Paese.Accordi e parole che in tantissimi hanno strimpellato alle prese con la prima chitarra o che hanno cantato a squarciagola in auto insieme agli amici.Ognuno più attingere la sua preferita dall’ampio canzoniere del cantautore e compositore romano d’adozione – come Lucio Dalla classe ’43 – che in carriera ha venduto oltre 45 milioni di dischi.Le più popolari e amate sono quelle composte a quattro mani con l’autore Giulio Rapetti, in arte Mogol che hanno dato voce all’amore disperato disposto a perdere la mitica motocicletta 10 Hp o al manifesto di quelli che si mollano, ma non si dimenticano di “Ancora tu”. Da quelli bloccati nella “friendzone” di “Una donna
per amico” a chi decide di “guidare come un pazzo a farei spenti nella notte” fino al fedifrago redento più per opportunità che per convinzione di “Innocenti Evasioni”. Ricordi di amori estivi, di spiagge e di falò e poi ci sono ancora “Non è Francesca”, “Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze”, “Il mio canto libero”, “Il nostro caro angelo”, “La canzone del sole” e “Anche per te”.Autore non solo per sé, ma anche per gli altri da Patty Pravo a Bruno Lauzi passando per Mina – il loro storico duetto riemerge con sistematicità dalla Teche RAI -; Battisti è rimasto di “moda” perché, proprio come diceva lui, delle mode se ne infischiava con quella voce riconoscibilissima dal timbro quasi rauco e dalla limitata estensione. Insomma, impassibili davanti al mostro sacro non si rimane: “tu chiamale se vuoi emozioni”.