LUINO Ironia contro le offese. È la strada scelta dal sindaco Andrea Pellicini contro Giuliano Bignasca e il suo organo di stampa, il Mattino. Che, nella sua versione online, era tornato all’assalto dei frontalieri. Spingendosi a dire che «per contenere il crescente tasso di disoccupazione tra i ticinesi, bisognerebbe impedire alle agenzie di collocamento italiane di reperire manodopera frontaliera per il Ticino visto che a pagare le conseguenze della crisi di Fallitalia non possono essere i ticinesi che si ritrovano a competere con dei morti di fame».
«In passato – sottolinea Pellicini – sono stato personalmente offeso per aver difeso i frontalieri italiani. Oggi ho capito che le sparate politiche di Bignasca vanno prese per quel che sono: vere e proprie sceneggiate da commedia dell’arte». Che non meritano indignazione ma “riconoscimento artistico”. «Lo dico ai nostri frontalieri – spiega infatti Pellicini – : non vale la pena indignarsi per quello che dice, anche perché le sue minacce non fanno paura a nessuno. Sono solo trovate comunicative per galvanizzare il suo elettorato deluso da promesse mai mantenute. Rimango della convinzione che i rapporti socio-culturali tra il nostro territorio e il Ticino vadano cementati. Per questo motivo sto pensando di invitare Bignasca al prossimo Festival della Comicità di Luino: sarà certamente un successo».
Roba da colpito e affondato. Con i sindacati a rincarare la dose. «Ricordo, ancora una volta, a tutti coloro che si ostinano a voler mettere un freno alla presenza dei frontalieri – aggiunge Claudio Pozzetti, responsabile nazionale frontalieri della Cgil – che esistono trattati bilaterali tra la Confederazione Elvetica e l’Unione
europea. Ratificati da un referendum del popolo svizzero». Tutto il resto, insomma, «è populismo». «Quelle parole, come tante altre, – ribadisce Pozzetti – manifestano ancora una volta la schizofrenia tra il Bignasca politico e il Bignasca imprenditore che, mi risulta, continua ad avere manodopera frontaliera. Come è giusto che sia».
Se però invece che con gli slogan la discussione viene portata avanti concretamente sulla questione del dumping salariale la questione cambia. «Più lavoro c’è per i ticinesi e i frontalieri più io sono contento. Questo però non vuol dire che sia corretto assumere varesotti e comaschi e magari sfruttarli con salari più bassi del dovuto. Su questo aspetto ben vengano i controlli. Perché – conclude Pozzetti – tutelare la dignità del lavoratore è un nostro primario interesse. Le responsabilità, però, non sono dei frontalieri ma di chi propone loro alcuni tipi di contratti».
b.melazzini
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