Luino, ordinanza anti alcool: al super solo con acquisto prevalente di cibo. Dubbi di legittimità

Il Comune restringe vendita e consumo, ma si aprono interrogativi su efficacia e legittimità del provvedimento.

LUINO – La stretta sugli alcolici varata dal sindaco Enrico Bianchi con l’ordinanza in vigore fino al 15 settembre non è passata inosservata. Se da un lato il provvedimento mira a contrastare degrado e schiamazzi notturni, dall’altro solleva più di un dubbio sulla sua effettiva legittimità e tenuta giuridica.

Le ordinanze sindacali in materia di sicurezza urbana, previste dal Testo Unico degli Enti Locali e dal decreto legge 14/2017, hanno natura temporanea e straordinaria. Devono rispondere a situazioni contingenti, motivate da pericoli imminenti per la sicurezza e la quiete pubblica. Nel caso di Luino, la durata di un mese intero e la portata “generalizzata” del divieto (che colpisce indistintamente residenti, turisti ed esercenti) rischiano di apparire come una norma di carattere ordinario, più che una misura emergenziale.

C’è poi il nodo delle libertà economiche: limitare drasticamente la vendita di bevande alcoliche incide sull’attività di bar, ristoranti e negozi, che potrebbero contestare la sproporzione del provvedimento. Senza contare il rischio di spostare i consumi in altri comuni, con conseguenze negative sul tessuto commerciale locale.

Anche l’estensione del divieto di consumo su suolo pubblico appare problematica. È legittimo impedire a un cittadino di bere una birra al parco o su una panchina? E fino a che punto si può assimilare il consumo di alcolici a un pericolo per l’ordine pubblico, se non vi sono comportamenti molesti?

Infine, resta aperto il tema dell’efficacia concreta: le ordinanze di questo tipo, adottate in molte città, hanno spesso mostrato limiti nel contenere la “mala movida”, spostando i problemi più che risolverli.

In sintesi: la misura voluta dal Comune di Luino risponde a un’esigenza reale, ma rischia di essere contestata sul piano giuridico e di produrre effetti limitati, se non addirittura controproducenti.