Uno dopo l’altro, il calcio sta perdendo gli uomini che l’hanno reso bello. Ieri se n’è andato Gino Corioni, combattente che fino all’ultimo si è rifiutato di abbassare la testa a un male di quelli cani: aveva 78 anni, e chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non lo dimenticherà mai.Corioni, imprenditore vecchio stampo, entra nel calcio come dirigente del Milan ma il suo nome resta legato indissolubilmente a quello del Bologna, squadra della quale è presidente dal 1985 al 1992 (una promozione in A, la qualificazione alla Coppa Uefa). Lasciato il Bologna Corioni diventa presidente del Brescia (un’altra promozione in A, un campionato storico con Mazzone in panchina e Baggio in campo…e non aggiungiamo altro) dove resta fino allo scorso anno quando è costretto a lasciare, colpito dalla crisi economica e provato dalla malattia.Riccardo Sogliano l’ha conosciuto, eccome se l’ha conosciuto: «È stato il mio presidente al Bologna e io non lo dimenticherò mai. Lui, parlando di se stesso, diceva di essere più bravo di qualsiasi direttore sportivo: ed era vero, perché non era un presidente normale. Gigi era un tecnico, uno che di calcio ne capiva eccome».Ricky lo conosciamo bene, sappiamo che con uno come lui non è facile andare
d’accordo (bisogna essere alla sua altezza): «Io e Corioni ci capivamo al volo, andavamo d’accordissimo: perché la sua passione e la sua competenza non potevano che metterci sulla stessa linea di idee. Perché la sua passione e la sua competenza erano qualcosa di raro». Chi ora parla di Corioni fa venir fuori la sua grande umanità: lo fa anche Sogliano, e lo fa senza che glielo si chieda. «Una persona squisita, un uomo che era capace di parlarmi con i toni e i modi giusti. Mi metteva una mano sulla spalla, mi “confessava”. Il calcio perde uno degli ultimi presidenti tecnici: perché competenza e passione oggi sono una merce rara. Oggi chi mette i soldi vuole decidere, ma non sempre ne capisce: lui raramente sbagliava un colpo». Corioni, da presidente del Brescia, è stato anche un grande avversario del Varese: fiero, leale. «Avversario vero di grandi battaglie – conclude Sogliano – con il quale alla fine ci si stringeva sempre la mano».Sarà forse per quello che oggi a piangere sono in tanti. Se n’è andato un grandissimo: un presidente, un uomo di sport, un gentiluomo. Un pezzo di calcio che amavamo e che se ne sta andando. Per sempre, purtroppo.