L’uomo che rendeva poesia i cavalli

L’opera “Saga” del regista varesino Paolo Boriani unica italiana in concorso al New York Equus Festival. Il teatro equestre narrato da Giovanni Lindo Ferretti. «Il vero cinema? Quello che ti insegna a vedere»

è un cineasta di talento che ha già alle spalle opere di pregio, come “Pitts”, nome di un aereo acrobatico costruito da , e “’A Sciaveca”, tragedia in versi in lingua flegrea di . Ora è uscito “Saga”, dotta dissertazione sul teatro equestre che è stato selezionato al New York Equus Festival di New York, dove l’autore stesso lo presenterà a novembre.

C’entra perché è il fondatore della Corte Transumante di Nasseta, “libera compagnia di uomini, cavalli, montagne”, con (il Signore dei Cavalli) e (la Signora della Corte). Ed è la Corte che mette in scena un unicum in Italia, un’opera equestre meravigliosa che racconto nel mio film.

Il documentario, attraverso la voce di Giovanni Lindo Ferretti, racconta che cosa è il teatro equestre, che la Corte definisce “barbarico”, e racconta la nascita di “Saga”, una lezione sulla storia italiana, sulla bellezza, dove i protagonisti sono i cavalieri e i cavalli della Corte Transumante di Nasseta.

La Corte Transumante di Nasseta, cavalieri e cavalli, esclusivamente italiani, esclusivamente maremmani, vive sull’Appennino, vicino alla casa di infanzia di Ferretti. Mentre il documentario è stato girato ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, dove la Corte si sposta per mettere in scena l’opera. La lavorazione è stata choc. Da un giorno all’altro mi hanno chiesto di andare a Reggio Emilia a filmare. L’idea era di produrre un backstage, non un film. Ma l’immagine e l’immaginario dell’opera mi hanno così impressionato che ho preferito girare un film. Non credevo di riuscirci, ma il film è adesso a New York a uno dei festival più prestigiosi del mondo.

Ho vissuto una settimana con i cavalieri e i cavalli della Corte proprio ai Chiostri, dormivo per terra, accanto i box dei cavalli, dopo due giorni volevo andare a casa, stavo male per il fieno e per la polvere… Ma non volevo perdere la bellezza di ciò che la Corte metteva in scena. La mia idea è stata dare una forma a “Saga”, o concretizzare la materia di “Saga”, attraverso uno sguardo vero. E ho allora lavorato da un mio angolo, “a distanza”. Perché non è da vicino che si vede. Ciò che ho fatto per restituire la statura di “Saga” è stato mettere il mio piccolo sguardo nel grande sguardo di “Saga” senza paura. Perché “Saga” ti può schiacciare con la sua bellezza.

Non proprio, ho guardato più e più volte l’opera della Corte e ci sono momenti dove Marcello a cavallo è per me il primo uomo che andò a cavallo. Consiglio veramente a tutti di andare a vedere l’opera equestre. O di andare sull’Appennino a vedere Marcello che lavora con i cavalli. È come entrare in un tempo che non c’è più.

Io sono un regista indipendente. Il cinema di cui si legge sui giornali è lontano miglia dalle mie immagini.

Non mi piace la parola documentarista. Io giro dei film che si definiscono film-documentari, ma per me sono dei film.

Tutte le volte che vedo un “film film” vedo un mio maestro, e mi sento fortunato. Mi è successo con “Birdman” di Alejandro González Iñárritu. Se parliamo di Europa, i miei maestri sono Michelangelo Antonioni e Sergio Leone. Se parliamo di America, David Lynch, Jim Jarmush, Gus Van Sant, Paul Thomas Anderson.

Mi interessa il cinema che lavora sui bordi del fotogramma, sul fuori campo. Come “La 25° Ora” di Spike Lee, sull’ora che non c’è e che non ci sarà mai… Il cinema che ti insegna a vedere e a vedere di vedere. O anche a non vedere.

Quest’estate ho girato il mio primo film ambientato a Varese, “Che cosa è il nero”. Ma è molto distante dall’immagine della Caserma che cade a pezzi. Il mio non è un cinema di denuncia o sociale…

Se si sanno trattare sì, come nel cinema americano indipendente. Se la periferia diventa un brand, allora no. E ciò che vedo in Italia, purtroppo, è che da una parte la Tv schiaccia l’immagine e dall’altra parte che il cinema si fa sempre più schiacciare dalla Tv stessa.

Da giugno ad agosto, a Varese, ho girato un nuovo film che si intitola “Che cosa è il nero”. Un adolescente per la prima volta in vita sua guarda un film, “Dead man” di Jim Jarmush, per la prima volta in vita sua parla di un film, per la prima volta in vita sua gira un film. La sua passione è lo skate.