Marco Masini festeggia 25 anni di musica. Lui è cambiato, è più sereno e riflessivo, ed è cambiato il mondo che racconta ma le emozioni, invece, sono sempre le stesse. «Il mio obiettivo – spiega il cantautore fiorentino, questa sera al Teatro Ucc di Varese questa col “Cronologia Tour” – è rimasto sempre lo stesso ossia condividere emozioni attraverso le storie che ho scritto, che amo incondizionatamente perché credo appartengano ancora a tanti».Una tournèe che ha preso vita dall’omonimo album, una raccolta – insieme a 5 inediti – dei brani che hanno fatto la sua storia, da “Ti vorrei” a “Vaffanculo” e
“Bella stronza”, passando per “L’uomo volante” con cui ha vinto il 54° Festival di Sanremo fino all’ultimo successo all’Ariston “Che giorno è”. Un triplo album che, secondo l’artista, è nato «perché con l’ultimo Sanremo ho dato sicuramente una lieve sferzata a modo di esprimermi. La realtà attuale vive un’altra comunicazione, un altro linguaggio sia letterario che musicale. Per questo era necessario cambiare e tirare fuori altro. E forse proprio quando si arriva a questo vale la pena di fare un riassunto, in maniera cronologica, toccando i momenti più belli e più brutti di una carriera che supera il quarto di secolo».
I più belli sono sempre legati alla condivisione di una canzone, di una storia. Vedere un bimbo di 6 anni che canta una tua canzone di 20 anni fa ti dà tanta soddisfazione. L’arte regala momenti umani stupendi. I momenti più brutti sono quelli in cui vai alla ricerca di te stesso e non riesci a trovare il percorso per un’evoluzione e rimani ancorato in una malinconia gratuita che fa parte, molto probabilmente, dello “scavallamento” del mezzo secolo. Ci sono momenti in cui, per sentirti utile a te stesso, devi faticare un po’ di più.
È una sorta di viaggio nel tempo a ritroso e ci fa incontrare di nuovo le emozioni, gli amori e le amicizie. All’indietro da oggi agli Anni 90, canzoni, frasi, luci e colori riportano al momento storico in cui i brani sono usciti. C’è poi il coinvolgimento del pubblico in un rapporto che è sempre un dialogo per me. I concerti si fanno sempre in due, artista e pubblico, altrimenti sarebbe solo un’esibizione senza senso.
Siamo amici dagli Anni 80. È stato un grande onore per me perché è ancora un grandissimo artista che ha segnato una pagina enorme del cinema italiano. Ce ne vorrebbero altri 10 come lui. Con Carlo Conti, a Sanremo decidemmo insieme di fare un omaggio a Francesco. È stata una scelta giusta anche dal un punto di vista artistico.
Come artista la conseguenza di quanto ero ieri. Quando ho iniziato eravamo in un momento in cui una generazione aveva paura un po’ di tutto. Ho denunciato un malessere presente nell’aria che stava salendo sempre di più. Oggi Masini è un artista che preferisce una voce più rassicurante, calma e positiva, perché si cade e ci si rialza e non si molla mai. È molto diverso dallo sfogo degli inizi che non trovava risposte e cercava di provocare per il cambiamento».