É soltanto nostra la colpa della situazione catastrofica in cui lo Stato si è venuto a trovare. Perché “lo Stato siamo noi”, cioè tutta la società nel suo complesso. Fino a poco tempo fa, prima della “globalizzazione” (accettata passivamente e senza riserve, perché faceva comodo ai detentori dei capitali), c’era lavoro per tutti o quasi, e la miseria era relegata a una piccola fascia di ignavi nullafacenti. E i nostri politici pur di avere i voti ci invitavano a vivere
al di sopra delle nostre possibilità. Ma a un certo punto i nodi vengono al pettine. Questa purtroppo è la situazione attuale del nostro Paese, cui ci hanno condotto le malepolitiche dei governi passati. Ricordiamoci però che in un sistema di “democrazia rappresentativa” è il “popolo sovrano” che, con il voto, manda in Parlamento i suoi rappresentanti. I politici quindi ce li siamo scelti noi! E non hanno fatto altro che interpretare le aspirazioni, i desideri, la volontà dei cittadini.
Giovanni Dotti
Varese
Il berlusconismo è potuto durare così a lungo perché capace d’interpretare un diffuso sentire. Il berlusconismo (sotto diverse spoglie) ha preceduto Berlusconi, e Berlusconi non ha fatto altro che raccoglierlo elettoralmente dandogli questo nome. Poi non è riuscito a darvi una sensata correzione in chiave liberale e riformista. Se Berlusconi si fosse dimostrato un rinnovatore di destra come aveva annunziato d’essere, alla sinistra sarebbe rimasto da ben poco da dimostrare di meglio, essendosi la sinistra convertita – con il passare del tempo – a una visione politica simile per molti aspetti a quella della destra. Oggi l’eredità di Berlusconi è in procinto di trasferirsi, in buona parte, al centro. Ma il centro, nei decenni scorsi, ha contribuito alla paralisi del Paese, dopo esserne stato la forza trainante fino agli anni Ottanta. Detto tutto questo, è vero che prima di cambiare l’Italia bisognerebbe cambiare gl’italiani: un miracolo, più che un’impresa. Difatti ci han provato in tanti, senza mai riuscirvi.
Max Lodi
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