Si dice che il calcio italiano non produce niente di nuovo e che il meglio sta altrove, in Europa e in Sudamerica. Il campionato di quest’anno sta dimostrando il contrario. In testa alla classifica ci sono tre squadre che rappresentano una novità: Juventus, Udinese e Lazio. Dunque non è vero che il movimento delude. Abbiamo avuto l’Inter che ha dominato due anni fa,
abbiamo il Milan che da tempo, sia pure a fasi alterne, è una delle migliori squadre del mondo, adesso pare si stia aprendo una fase quantomeno competitiva. Vuol dire che il nostro calcio non è derelitto, come del resto dimostrano i risultati che sanno ottenere allenatori poco celebrati e tuttavia assai capaci. A Varese, grazie a Sannino e Mangia, ne sappiamo qualcosa.
Gino Canali
A proposito di allenatori, è un errore dividerne i meriti a seconda della generazione d’appartenenza. Fa risultati Conte, che appartiene alla “nouvelle vague”, li fa Reia che allena dall’epoca in cui Conte giocava, li fa Guidolin, che è una sorta di trait d’union tra i tipi alla Conte e quelli alla Reia. Fanno risultati (anch’essi per il mezzo del gioco) Sannino e Mangia, divisi da una ventina d’anni. In Italia abbiamo sempre avuto buoni allenatori, e non si capisce perché per esempio un club come la Roma debba affidarsi al tecnico del Barcellona B: da noi non c’era – non c’è – nessuno da serie A in grado di guidare la Roma? È vero che Juve, Udinese e Lazio raccontano qualcosa di nuovo nel romanzo del campionato. Aggiungerei il Napoli, finora meno brillante dell’anno scorso e tuttavia squadra d’impronta originale, non a caso preparata da un altro coach d’alto profilo: se Mazzarri fosse portoghese, gli avrebbero affidato da un pezzo una grande squadra europea. A proposito della qualità dei giocatori, ne abbiamo di buoni anche se non abbondiamo di fuoriclasse, specialmente nel ramo attaccanti. Dovremmo osare di più con i giovani, invece di tenerli nella bambagia fino a quando sono troppo vecchi per rappresentare il nuovo.
Max Lodi
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