VARESE La Commissione europea ha deciso di ritirare la proposta di regolamento sul “made in”, che era stata già approvata dal Parlamento europeo in plenaria a ottobre 2010. E si scatenano le reazioni anche in Italia e in particolare a Varese da dove era partita la battaglia per il made in con il movimento spontaneo dei Contadini del tessile.
Il provvedimento, atteso da anni dall’industria italiana, aveva il sostegno – tra i grandi paesi Ue – di Francia, Polonia e Spagna ma dopo il sì parlamentare si era bloccato in Consiglio per l’opposizione, tra gli altri, di Germania, Gran Bretagna ed una serie di paesi del nord. Secondo la commissione contrastava con alcune sentenze del Wto.
Il regolamento chiedeva di imporre l’indicazione in etichetta del paese di origine su una serie di prodotti come tessili, abbigliamento, prodotti in legno, ceramiche, valvolame e oreficeria.
La decisione è stata presa dal Collegio dei Commissari su indicazione del responsabile europeo per il commercio, il liberale belga Karel De Gucht.
Due anni fa la plenaria del Parlamento europeo aveva approvato a larga maggioranza il rapporto ‘bipartisan’ dei tre relatori italiani, Cristiana Muscardini, Gianluca Susta e Niccolò Rinaldi.
Tra le reazioni, quella del deputato Marco Reguzzoni, firmatario della legge sul made in approvata dal Parlamento italiano.
«È inconcepibile – dice Reguzzoni – un tale comportamento, ma non è certo mia intenzione lasciare che una sacrosanta battaglia in difesa delle nostre produzioni, dei nostri posti di lavoro e di tutto il made in sia vanificata. Il governo farebbe bene a preoccuparsi degli interessi del proprio Paese e dei propri cittadini, anziché di quelli dei suoi amici che tanto lo acclamano oltre confine».
«Condivido pertanto – conclude Reguzzoni – le preoccupazioni dell’onorevole Muscardini (prima firmataria del rapporto del Parlamento europeo a favore del regolamento sul Made in): così lasciamo che chi sta sul mercato non rispettando le regole uccida la nostra manifattura. È tempo che il regolamento europeo che rende la legislazione europea compatibile con la legge 55 approvata nel 2010, veda la luce. Per questo – conclude Reguzzoni – chiedo ufficialmente l’intervento del presidente Monti affinché non permetta che le leggi dello Stato finiscano inspiegabilmente nel cestino dell’Europa».
m.lualdi
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