Madre e figlia “sfrattate” dal tunnel: «Donne sole: chi si occupa di loro?»

Pina e Laura, senza fissa dimora, sono state allontanate dal vecchio ospedale di Varese. La coordinatrice dei City Angels Maura Aimini: «Sono affranta»

«Sono affranta: risolvi una situazione al limite e subito te ne si presenta una nuova. Questa volta, però, sono impotente: non ho soluzioni». È sconfortata la coordinatrice dei City Angels, Maura Aimini, che nel pomeriggio di martedì ha saputo che Pina e Laura, madre e figlia senza fissa dimora che da settimane cercavano rifugio dal freddo della notte nei tunnel del vecchio ospedale di Varese, sono state allontanate dal presidio.

La direzione ospedaliera sostiene di essere all’oscuro di questa vicenda e si impegna a far chiarezza per capire chi abbia allontanato le due donne e quali siano le ragioni di un simile gesto. Abbiamo scelto di non rendere noti i volti delle due donne per tutelare la figlia minorenne di Laura, oggi in affidamento a una famiglia della provincia. L’impotenza vissuta da , reduce dalla battaglia condotta per aiutare la coppia costretta a vivere in un’auto bloccata in piazzale Redaelli, dipende dal fatto che non esistono strutture d’emergenza sul territorio che possano offrire un tetto alle donne senza fissa dimora.

«Se la sede dei City Angels fosse un po’ più grande, le farei stare lì per qualche notte in attesa dell’incontro con i Servizi Sociali che so essere stato fissato all’inizio di gennaio – continua Aimini – Questa è una situazione che va affrontata: bisogna trovare una soluzione per quelle donne che, come Pina e Laura, si trovano in mezzo a una strada». Residenti a Varese, le due donne sono note ai Servizi

Sociali. Poco importa conoscere le ragioni – spesso ben più complesse per essere etichettate esclusivamente come economiche – che hanno portatole due donne ai margini della nostra città: quello che una società all’avanguardia come la nostra dovrebbe riuscire a fare è dare un aiuto concreto a coloro che vivono situazioni di estrema emarginazione, sempre più frequentemente aggravata anche da disturbi psichici o psichiatrici.Persone, insomma, in difficoltà che andrebbero aiutate ad aiutarsi.

Madre e figlia avevano scelto l’ospedale come riparo perché lì si sentivano sicure: lontane dalle insidie di qualche malintenzionato. Inoltre, avendo Pina problemi di salute, gli infermieri di turno di notte si sono spesso occupati di loro. Ma da ieri notte le donne sono alla ricerca di un nuovo giaciglio sicuro: i dormitori degli Angeli Urbani e di via Maspero, oltre a registrare il tutto esaurito, non sono pensati per accogliere le donne. La colonnina di mercurio, nelle prossime nottate, è destinata a scendere di circa cinque gradi sotto lo zero termico. Per il piccolo esercito di invisibili è iniziato il periodo critico. Per tetto un cielo di stelle, il lato romantico della vita da clochard. Ma il resto è duro. Disagi, emarginazione, solitudine o promiscuità e soprattutto tanto freddo. Se questa situazione è pesante da sostenere per un senzatetto di sesso maschile, secondo , per delle donne clochard lo è ancora di più. Il signor Zucchi è l’uomo che, nell’aprile dello scorso anno, si è trovato in mezzo a una strada insieme al figlio Moreno e alla dolcissima Hera, la loro cagnolina di nove anni. Dopo varie peripezie, oggi il signor Zucchi è ospitato per la notte nel dormitorio di via Maspero. «Non voglio fare il paladino di nessuno: io non sono messo meglio di Laura e Pina – commenta – ma queste due donne non possono dormire in strada: rischiano di essere aggredite, di subire violenze da parte di qualche poco di buono. Possibile che, nonostante siano varesine e note ai Servizi Sociali, nessuno abbia fatto ancora nulla per loro?»