Mafia, parla Gianni Alemanno «Mai portato soldi in Argentina»

L’ex sindaco capitolino sotto inchiesta si difende
«Sono stato tradito da collaboratori infedeli»
Nelle carte gli agganci eccellenti della cupola

Per la sistemazione di pendenze proprie o di questioni in sospeso i collaboratori di Massimo Carminati non esitavano a rivolgersi anche a conoscenze che operano in istituzioni di primissimo piano. Tra queste il Vicariato e la Guardia di Finanza. Le carte dell’inchiesta giudiziaria sulla cupola mafiosa romana che sta scuotendo gli ambienti politici e non solo della capitale, rivelano giorno dopo giorno la vastità degli ambienti dove il «cancro» della corruzione sarebbe arrivato.
Ad esempio, l’11

settembre 2013 Luca Odevaine, membro del Tavolo nazionale sui rifugiati al Viminale – quindi soggetto con aderenze in ambienti eccellenti – chiese telefonicamente, si legge in una richiesta di proroga delle intercettazioni, a Tiziano Zuccolo, camerlengo dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, se ci fossero «novità dal Vicariato» a proposito di un intervento sollecitato «in favore di una società riconducibile al gruppo Pulcini». Zuccolo rispose di aver «deciso di fare un passaggio alto, ma proprio alto…». Ed anche a fronte di una verifica fiscale delle Fiamme gialle nella «Cooperativa 29 giugno» Salvatore Buzzi riferì a Carminati – dicono i Ros in una annotazione – di aver interessato «terze persone affinché, tramite il «generale Spaziante» (ha recentemente patteggiato 4 anni per corruzione ndr) acquisissero informazioni circa le motivazioni sottese» all’accertamento del 12 novembre 2012.
Insomma, il gruppo criminale che faceva capo a Carminati era in grado di «spaziare» a 360 gradi approfittando della fitta rete di rapporti e di conoscenze a Roma: dalla malavita spicciola a personaggi inseriti ai più alti livelli. Circostanze vere? Millanterie? Di certo il confine non è facile da definire alla luce di singole frasi intercettate. Come quelle pronunciate da Luca Odevaine sui presunti viaggi di Gianni Alemanno in Argentina con valige piene di soldi. «Parole – scrivono gli stessi Ros nell’informativa alla Procura – sulle quali, al momento, non ci sono riscontri. «Io avevo messo in guardia i miei collaboratori su Massimo Carminati – ripete l’ex sindaco –, mi hanno giurato che non avevano a che fare con lui: gli “infedeli” esistono, mi hanno tradito». Nell’inchiesta «Mafia Capitale» Alemanno è indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’inchiesta, dopo l’ondata di arresti e di sconcerto per quanto venuto alla luce, riprende oggi con la conclusione degli interrogatori di garanzia. Si tratta degli otto indagati posti agli arresti domiciliari: sono Rossana Calistri, Franco Cancelli, Patrizia Caracuzzi, Raniero Lucci, Sergio Menichelli, Marco Placidi, Emanuela Salvatori e Mario Schina. Poi sarà la volta del Tribunale del riesame che esaminerà i ricorsi, con tanto di richiesta di annullamento della matrice mafiosa, nei quali si sollecita la revoca delle ordinanze di custodia cautelare.