«Mai vista in vita mia una cosa simile al Varese»

I tifosi biancorossi Enzo Rosa e Ezio Macchi, “pilastri” del Franco Ossola, dicono la loro sul nuovo presidente del Varese, Alì Zeaiter

La Sala Matrimoni di era piena di giornalisti, di fotografi, ma anche di semplici tifosi.

Quelli che non chiedono nulla ma ci sono sempre, allo stadio e alle conferenze stampa. Tra di loro, i due volti noti di ed , due figure conosciutissime al Franco Ossola che non sono voluti mancare alla “prima” di Alì Zeaiter.
Enzo, che da una vita, prima in curva e poi in radio, è pensieroso e preoccupato per l’avvento del proprietario libanese: «Non ho mai visto in vita mia una cosa simile, vorrei che qualcuno mi svegliasse e mi dicesse che il Varese si salverà e che mi sto preoccupando per nulla. Ma l’impressione di vedere queste persone a capo del Varese non mi piace e non mi rassicura».

Eppure i sentimenti sono contrastanti: «Non riesco a sentire mio questo Varese, ma spero che nel tempo questa mia sensazione possa cambiare. Non riesco a collocare Zeaiter come figura di riferimento di una società che negli anni ha avuto grandi figure e grandi personalità a capo. Magari il calcio sta cambiando troppo in fretta per me, però io rimpiango presidenti come Costantino Rossi dell’Ascoli o Anconetani del Pisa, o lo stesso Taccone dell’Avellino che ci ha recentemente dato una lezione di come si faccia il presidente e di come si debba amare la propria gente e i propri tifosi. Rimpiango quei presidenti che prediligono il lato umano a quello del business. Ripeto, spero di essere io nel torto e che presto il Varese si rialzi».

Più speranzoso Ezio Macchi, che dopo una lunga degenza in ospedale è tornato ad abitare le stanze del Varese: «Speriamo che Dio ce la mandi buona stavolta, non so che altro dire. Zeaiter ha parlato per un’ora di business, ma bisogna realmente capire cosa fa e di cosa si occupa nel suo business. Resta un personaggio misterioso, però come tutti i tifosi mi auguro che almeno i suoi soldi siano buoni. So che la Federcalcio sta controllando tutti i personaggi che si avvicinano al calcio,

e questo mi fa stare un attimo più tranquillo, perché non dovremmo essere noi tifosi a farlo. Il nostro ruolo è quello di tifare, di sperare che venga allestita una squadra competitiva e sperare soprattutto che i presidenti non siano dei gangster.
Quello che ha detto in conferenza stampa mi auguro sia vero anche se la questione stadio mi sembra un po’ del fumo negli occhi. Detto questo, ripeto, speriamo che Dio, o Allah, ce la mandi buona».