Malpensa – (a. ped.) Sea attende la firma del presidente del consiglio Mario Monti per mettere in moto in scioltezza il piano di investimenti da 1,5 miliardi di euro per Malpensa (e Linate).
Potrebbe essere questione di giorni. Certo non basterà avere tra le mani il decreto del presidente del consiglio dei ministri che sblocca il contratto di programma e consente al gestore nuove tariffe aeroportuali. La firma di Monti non comporta l’immediata entrata in vigore delle tariffe riviste all’insù per le compagnie aeree che usano Malpensa. Ne è però il primo passo.
Dopo la presentazione di un piano investimenti – compito a casa già fatto da Sea con abbondante anticipo – serve un decreto del presidente del consiglio dei ministri per consentire effettivamente l’aumento delle tariffe.
La revisione della tassa che i vettori pagano ad ogni scalo per poterlo utilizzare, è di fatto correlata a migliorie effettuate nell’aeroporto. E il piano investimenti non solo di Sea è a sua volta dettato dal traffico aereo. Dunque Sea, pur essendo pronta con un piano da 1, 5 miliardi di euro (1.329 milioni di euro per Malpensa; 180 a Linate), ormai slittato sul lungo periodo, tra il 2020 e il 2030, dovrà intanto decidere quali infrastrutture siano più utili nel breve – medio periodo.
Tra le priorità, si potrebbe pensare ai magazzini di primo e secondo livello a cargo city o alla conclusione dei lavori interni del terzo il nuovo “satellite” del terminal 1.
Nell’arco di tempo 2015 – 2016 , Sea contempla 690 milioni di euro di investimenti, di cui 600 soltanto su Malpensa. E se il piano investimenti è stato redatto da Sea per condurlo in porto comunque, al di là delle nuove tariffe da applicare alle circa 100 compagnie aeree che frequentano la brughiera, il via libera di Monti al contratto di programma darebbe nuova e vitale linfa alle casse di Sea per diverse decine di milioni di euro all’anno.
Sea rimane in trepidante attesa. Molte volte ha reso noto che le tariffe di Malpensa e Linate sono tra le più basse d’Europa, mediamente al di sotto del 40 per cento rispetto a quelle di altri scali Ue. Ad Alitalia, ex compagnia governativa, andava benissimo così. Ora si volta pagina.
La possibilità di ritoccare le tariffe, trova gli scali milanesi in pole position con l’istruttoria del ministero delle Infrastrutture e dell’Economia già passata a Palazzo Chigi. Per gli altri aeroporti contemplati, quelli di Roma (Adr) e Venezia (Save) invece, manca ancora la quadra economico finanziaria tra concessionario, Enac e ministero. Nei due casi, si tratterebbe comunque di piani per, rispettivamente, 910 milioni di euro (Adr) nel periodo 2015 – 2016 e 328 milioni per Save.
Il contratto di programma è fondamentale per i gestori aeroportuali. Da una parte c’è la capacità di usare le nuove tariffe per finanziare i lavori; dall’altra quella di fare investimenti sulla scia di una programmazione non distante dalla reale operatività dell’aeroporto.
Non saranno contente le compagnie aeree, chiamate a mettere mano al portafoglio ma è scontato credere che i rincari che verranno, ricadranno direttamente sui passeggeri. Chi acquisterà un biglietto aereo, potrebbe insomma avere un sovrappiù di prezzo mediamente di 3 – 5 euro. Saranno così i clienti degli scali a partecipare al rilancio delle infrastrutture aeroportuali.
p.rossetti
© riproduzione riservata