«Mancava solo il vocione del Cumenda»

«Mancano il suo vocione e il nostro accento. Per il resto ci siamo». Il pubblico di amici, quello che ha assistito alla prima televisiva nello stabilimento di Comerio, ha promosso “Mister Ignis, l’operaio che fondò un impero”, di cui ieri sera è stata trasmessa da Rai 1 la seconda e ultima puntata. Qualcuno si è commosso, specialmente nelle scene della morte di Giuseppe, il fratello del Cumenda, il cui mezzo busto si trova all’ingresso dello stabilimento, ma di cui pochi conoscevano la vita.

Flaherty è stato super

Al termine della prima puntata tutti hanno applaudito calorosamente. «Ho sentito forte l’affetto delle persone in sala – ha detto Guido Borghi, figlio di Mr Ignis – Mio papà se lo merita tutto questo affetto, perché ha vissuto per il bene della gente».

«Super, Lorenzo Flaherty rispecchia davvero il personaggio » ha esordito Sandro Galleani, il massaggiatore che ha seguito – insieme al dottor Pino Venino – Mr Ignis anche nella malattia: «Ricordo che all’inizio, quando andavo da lui per fargli i massaggi, mi sentivo in soggezione. Ma è bastato poco perché mi mettesse a suo agio».

«Ho imparato cose che non sapevo della famiglia Borghi – continua Bob Morse – Per esempio non sapevo dell’incidente automobilistico di Giuseppe. È stato molto istruttivo vedere questa fiction».

«Mi sono commossa nel vedere come sono stati tratteggiati certi personaggi» aggiunge Marta Caverzasi, amica di Midia Borghi, in sala emozionata per vedere la vita del padre.

«Si tratta di un film sobrio, che riesce a fare una bella sintesi di tanti anni di storia del nostro territorio – spiega il senatore Antonio Tomassini, che è amico della famiglia Borghi da quando aveva 15 anni – Ci sono le vere doti di Giovanni, ovvero l’ingegno, la generosità, la cortesia. Quella di Mr Ignis è una storia che va oltre quella di un uomo».

© riproduzione riservata